REDAZIONE RAVENNA

Ravenna, l'appello: "Ettore Muti, raduno da vietare". Ma il prefetto autorizza il corteo

Domenica manifestazione nei pressi del cimitero, anche se il corpo del gerarca fascista non c’è più. La consulta antifascista chiedeva di proibirla: "È pericolosa per l’ordine democratico"

Un vecchio corteo per Ettore Muti al cimitero

Un vecchio corteo per Ettore Muti al cimitero

Ravenna, 18 agosto 2022 - È la storia di ogni fine estate. Quando agosto inizia la sua parabola discendente, puntuale si infiamma lo scontro sulla manifestazione in occasione dell’anniversario della morte del gerarca fascista Ettore Muti. Nel 2017 la sua famiglia, stanca delle polemiche, portò via il corpo dal cimitero di Ravenna, tumulandolo in un luogo segreto. Così sperava di mettere la sordina alle polemiche, ma non accadde, anzi, l’anno dopo si andò oltre.

Alcuni ignoti , nella notte precedente al corteo, appesero nelle vie di Ravenna dei fantocci con delle tute bianche e decorati con svastiche e croci celtiche, con sulla faccia una fotografia del gerarca fascista Ettore Muti. Anche quest’anno la Consulta provinciale antifascista è andata a bussare alla porta della Prefettura, chiedendo di vietare la manifestazione, prevista per domenica prossima nel piazzale davanti al cimitero.

"Non si tratta più di una visita ad un defunto – spiegano l’avvocato Andrea Maestri e Carlo Boldrini – bensì di una chiara, pubblica manifestazione di esaltazione fascista. L’evento, divenuto simbolico stante la reiterazione, è da ritenersi antecedente causale idonea a provocare adesioni e consensi alla riorganizzazione di formazioni di stampo fascista. Quest’ anno, in aggravante, si inserisce nel centenario della marcia fascista su Roma che sarà certamente oggetto di iniziative celebranti la dittatura che portò l’Italia alla rovina . Sostenere pertanto, come hanno affermato in passato alcune autorità, che detta adunata deve essere ignorata perchè destinata a finire nel tempo è una sottovalutazione di quanto rappresenta e del suo obiettivo. Considerato quindi – si legge ancora nella nota – che il raduno viola di fatto la legge n. 645, mette in pericolo l’ordine pubblico, è delittuoso e può essere causa di delitti in quanto insulta la memoria dei numerosi patrioti della Resistenza sepolti nel cimitero di Ravenna, nonché la memoria dei marinai d’Italia che in migliaia aderirono alla guerra di liberazione in quanto si tiene vicino al monumento al marinaio d’Italia; aggravato dallo sventolio provocatorio del tricolore della Repubblica italiana nata dalla Resistenza e spesso da altrettanti provocatori epiteti fascisti e da saluti romani, se ne richiede ancora una volta il divieto". In subordine si chiedeva che il raduno fosse trasferito in altra città.

Negativa però è stata la risposta del prefetto: "È stato annunciato come un corteo silenzioso con deposizione di una corona, quindi non c’è motivo per vietarlo. In Italia c’è diritto alla manifestazione – sottolinea Castrese De Rosa –, le forze dell’ordine comunque saranno presenti e in caso di apologia del fascismo scatteranno foto utili per la denuncia all’autorità giudiziaria". Una storia che non finisce mai, e che invece, dopo tanti anni, sarebbe il caso di chiudere.

a.d.