Erik e le protesi degli atleti: "Così ho fatto correre i campioni paralimpici"

Il tecnico ortopedico di Voltana racconta l’esperienza ai Giochi di Parigi "Team unico e compatto, celebravamo ogni lavoro andato a buon fine".

Erik e le protesi degli atleti: "Così ho fatto correre i campioni paralimpici"

Il tecnico ortopedico di Voltana racconta l’esperienza ai Giochi di Parigi "Team unico e compatto, celebravamo ogni lavoro andato a buon fine".

"Quella del 2023 durante i campionati mondiali di atletica paralimpici di Parigi fu un’esperienza bellissima, ma non paragonabile a quella che ho vissuto quest’anno, sempre nella capitale, in occasione delle Paralimpiadi". È visibilmente soddisfatto Erik Mini, 31enne di Voltana e residente a Bagnacavallo, che da otto anni, dopo aver conseguito la laurea in Tecniche ortopediche all’Università di Bologna, lavora come protesista di arto inferiore alla Ottobock di Budrio (Bo), multinazionale tedesca leader nel campo dell’ortopedia su misura, sponsor delle Paralimpiadi e unica realtà ortopedica incaricata di offrire assistenza tecnica agli atleti del villaggio olimpico durante le competizioni. "Ai mondiali del 2023 – racconta Mini – eravamo circa 30 tecnici ortopedici provenienti dalla sola Europa, mentre ai recenti Giochi Paralimpici il numero è più che quintuplicato, con ben 160 colleghi da tutto il mondo. Ognuno di noi aveva un unico scopo: aiutare quanti più atleti possibile a raggiungere i propri obiettivi sportivi e di vita quotidiana, indipendentemente dalla nazionalità o dalla casa ortopedica fornitrice dei loro dispositivi".

Nei dodici giorni della manifestazione, Erik e i suoi colleghi hanno eseguito oltre 3.300 riparazioni. "Le abbiamo effettuate – spiega – sia all’interno del laboratorio centrale del villaggio olimpico che nelle piccole officine allestite all’interno delle varie sedi olimpiche, come lo Stade de France o il Roland-Garros. Tanti atleti, dopo aver conquistato una medaglia, passavano poi dal nostro laboratorio per ringraziare e per farsi delle foto assieme a noi. Anche quello è stato un momento di forte carica emotiva e soddisfazione personale. È bello pensare che ora, grazie anche alla nostra ‘squadra’, ci sono oltre 3mila persone che hanno risolto problematiche inerenti ai loro ausili. Inutile poi negare quanto mi abbia reso felice e orgoglioso vedere l’Italia al sesto posto del medagliere paralimpico, con ben 71 medaglie collezionate, a fronte del precedente record di 69 a Tokyo 2020". All’interno del villaggio olimpico "la parola d’ordine – racconta il 31enne – era ‘solidarietà’. La stessa solidarietà che ci ha permesso di creare un team tecnico unico e compatto. Oltre all’impegno quotidiano, dopo la chiusura serale non sono mancati momenti piccoli momenti di festa per ‘celebrare’ le riparazioni effettuate in giornata e andate a buon fine. Spero di poter respirare lo stesso magnifico clima anche alle Paralimpiadi invernali di Milano-Cortina che si svolgeranno nel febbraio 2026 e durante le quali ‘Ottobock’ sarà ancora in prima linea a fianco degli atleti".

Luigi Scardovi