Ravenna, 21 novembre 2015 - Prima dello scorso gennaio, Enrico Liverani (FOTO) era relativamente poco conosciuto sulla scena politica cittadina. Sindacalista della Cgil (dopo essere stato educatore in una cooperativa sociale), era arrivato a ricoprire il ruolo di segretario regionale per il settore Funzione pubblica.
La svolta arriva dopo il passaggio di Andrea Corsini in giunta Regionale, che lascia scoperto un posto in giunta. Fabrizio Matteucci, d’accordo con il Pd, sceglie Liverani come assessore ai lavori pubblici, alla mobilità e alla protezione civile. Pronti via, subito una patata bollente da maneggiare: a febbraio arrivano le inondazioni su tutto il territorio comunale, le mareggiate che devastano Lido di Savio. Il neo-assessore si trova a gestire l’emergenza e soprattutto la ricostruzione.
Con l'avvicinarsi l’avvicinarsi dell’estate inizia il toto-candidato per le elezioni del 2016. Il nome di Liverani non sembra essere fra le prime ipotesi, ma poi comincia a circolare con sempre maggiore insistenza. Si chiarisce ben presto che il Partito democratico non ha voglia di celebrare le primarie e cerca un nome che unisca le diverse anime. E il nome è proprio quello di Liverani che – a dispetto di un curriculum ‘classico’, da esponente della sinistra del partito – convince anche i renziani. Alla Festa dell’Unità, a settembre, i giochi sono ormai fatti, anche se il via libera definitivo (e unanime) lo darà la direzione del Pd poche settimane dopo.
Stile dialogante, toni pacati quelli dell’assessore. Che però il 24 ottobre, durante l’incontro finale di ‘Immagina Ravenna’ (il percorso partecipativo del Pd), sfodera uno stile più battagliero. Sfida la Lega: «Non si nascondano, li voglio vedere con le ruspe e le felpe». Dice parole chiare sul tema dei migranti: «È impensabile che chi transita nel nostro territorio non trovi un luogo dove rifugiarsi. Il pubblico deve farsene carico. Lavoriamo per la sicurezza, ma l’equiparazione tra migranti e delinquenti non mi piace». Promette rinnovamento, anche se nella continuità. Parla di Ravenna come di una città «bellissima, grandissima e difficile da governare». Raccoglie applausi, ma ben presto deve misurarsi con il lavoro di costruzione dell’alleanza di centrosinistra, fra i malumori del Partito repubblicano e la nascita di nuove liste civiche.
Liverani stava lavorando per portare a Palazzo Merlato la nuova generazione del Pd, quella di età compresa fra i 30 e i 40 anni. Glielo ha impedito la più atroce delle sfortune.