REDAZIONE RAVENNA

Emergenza del granchio blu. Caterino nuovo commissario. I pescatori chiedono interventi

L’ex prefetto di Ravenna delegato dal Governo sulle problematiche causate dal crostaceo . Bagnari (Legacoop): "Bisogna finanziare la ricerca scientifica, l’economia è in ginocchio".

L’ex prefetto di Ravenna delegato dal Governo sulle problematiche causate dal crostaceo . Bagnari (Legacoop): "Bisogna finanziare la ricerca scientifica, l’economia è in ginocchio".

L’ex prefetto di Ravenna delegato dal Governo sulle problematiche causate dal crostaceo . Bagnari (Legacoop): "Bisogna finanziare la ricerca scientifica, l’economia è in ginocchio".

Preoccupa la crescita del granchio blu. La richiesta di aiuto arriva dai pescatori, che rischiano di veder bruciato tutto o quasi l’intero bottino a causa del crostaceo. Il campanello d’allarme degli allevatori è arrivano fino al governo, che è corso ai ripari per cercare di contenere l’emergenza, nominando l’ex prefetto di Ravenna Enrico Caterino nuovo commissario straordinario. "Sono un servitore dello Stato, cercherò di andare incontro alle tante aspettative, conosco il problema perché vivo in quelle zone e ho lavorato a Ravenna e a Rovigo". "Spero che il governo assegni a Caterino poteri e risorse adeguate – augura il sindaco Michele de Pascale –. Gli faccio i miei migliori auguri per l’importante lavoro che lo aspetta".

Una soluzione, quella del Governo, arrivata tardi secondo pescatori e membri di consorzi. "L’emergenza esiste da un anno, la commissione d’emergenza poteva essere istituita prima, ma meglio tardi che mai – commenta Mirco Bagnari, funzionario Legacoop di Ravenna –. Mi aspetto che Caterino coinvolga la ricerca scientifica per risolvere il problema: i tre milioni che erano stati destinati per la cattura e lo smaltimento non sono stati sufficienti. Bisognerebbe utilizzare i 10 milioni del decreto agricoltura per finanziare la ricerca scientifica e trovare un modo più moderno e meno invasivo per porre fine alla problematica". "La nomina del commissario è la prima risposta del governo alle nostre richieste – evidenzia Manuel Guidotti, presidente del Co.Ge.Mo. di Ravenna –. Ma servono spese e risorse focalizzate sullo smaltimento del granchio, che ha svuotato gli allevamenti di veraci, divorando anche le vongole lupino. Questo comporta anche fenomeni sociali: i pescatori si trovano senza reddito e sono costretti a fare altro per avere altri tipi di sostentamento. Così si mette in moto un meccanismo di abusivismo".

L’emergenza continua nonostante la recente moria che ha colpito il granchio, che "non è stata la soluzione, ed è improbabile risolvere il problema commercializzando il granchio blu come alternativa alla vongola", spiega Bignari. Il crostaceo è infatti un predatore di vongole, e mette a rischio il raccolto degli allevatori con gravi perdite economiche (100 milioni di euro solo nell’Adriatico). "L’allevamento di vongole è una tradizione consolidata, ha un valore nutritivo ed economico diverso e la recente commercializzazione del crostaceo aveva avuto un inizio positivo, ma poi si è fermata: non si può sostituire un mercato che funziona con uno più incerto. Ora bisogna intervenire non solo dove i problemi sono evidenti, dove l’economia è stata messa in ginocchio, ma è importante prevenire laddove le problematiche sono minori. I danni, anche se diversi, ci sono in tutta la parte del delta del Po, dalle coste ferraresi a quelle più a sud della Romagna".

Se da una parte il granchio blu è un pericolo per i pescatori, o meglio per il loro raccolto, dall’altra parte il crostaceo si è inserito a pieno nella catena alimentare marina. "Le tartarughe, sia quelle di taglia grande sia di taglia inferiore, si nutrono del granchio blu", spiegano i volontari di Cestha, l’associazione che si occupa della tutela degli ecosistemi marini. "La natura si sta adattando, all’inizio le tartarughe vedevano il granchio come una specie aliena. Il problema è che per capire l’impatto del granchio blu sull’ecosistema è necessario aspettare alcuni anni. Non sappiamo con certezza se la crescita sia arrivata al culmine o deve ancora esserci il picco".

Jacopo Ceroni