Elly Schlein e la capacità di stupirci

Elly Schlein e la capacità di stupirci

Elly Schlein e la capacità di stupirci

Se Elly Schlein ha avuto un merito, almeno finora, è quello di aver sorpreso un Paese che sembrava condannato inesorabilmente alla prevedibilità. Ha vinto inaspettatamente le primarie di un partito accusato, negli ultimi anni, di non essere stato capace di cambiamenti veri e lo ha fatto con i voti non degli iscritti, ma di molti elettori. Che è riuscita a convincere, come era già accaduto nel 2020 durante le elezioni regionali quando, con quasi 16mila preferenze, risultò la candidata più votata. Questa volta, con il 53,75% dei voti e 12 regioni vinte contro le 8 di Stefano Bonaccini, ha ottenuto una vittoria storica, contro un avversario forte e credibile, e per questo ancora più significativa. È una donna che ci auguriamo continui a stupirci con una gestione nuova del partito, e sarebbe la vera rivoluzione. È colta, preparata, paladina dei diritti civili e allo stesso tempo attenta a questioni urgenti e fondamentali come il lavoro e l’economia. Perché i primi non escludono i secondi. Dovrà confrontarsi e gestire le diverse anime del suo partito, comprese quelle che l’hanno sostenuta, e sarà la sfida più difficile. Dai detrattori è accusata di essere troppo estremista e di sinistra per riuscire a tenere unito il Pd. Può essere. Oppure potrebbe essere l’intero Pd a stupirci questa volta, se deciderà di sostenerla in nome del cambiamento e per rispetto ai suoi elettori. E se non accadrà pazienza, in fondo averlo tenuto insieme a tutti i costi, come è stato finora, non è che sia servito a molto.