REDAZIONE RAVENNA

Elena Bucci e Marco Sgrosso, benvenuti a ‘Casa Rosmer’

Stasera al teatro comunale di Russi in un’opera di Ibsen. L’attrice: "Un autore di un’attualità pazzesca".

Elena Bucci e Marco Sgrosso, benvenuti a ‘Casa Rosmer’

Eena Bucci e Marco Sgrosso tornano stasera in scena al teatro comunale di Russi con ’Casa Rosmer’, opera di Henrik Ibsen, poco rappresentata in Italia.

Il pastore Johannes Rosmer ultimo discendente di una dinastia di notabili, vive nell’austera casa di famiglia, dalle cui pareti incombono i ritratti degli illustri avi portatori di antichi valori e custodi della tradizione. Tradizione da cui Johannes, dopo il suicidio della moglie Beate, prova a staccarsi. Nella casa con lui è rimasta la dama di compagnia di Beate, Rebekka West un elemento estraneo a casa Rosmer, che con il suo arrivo le sue idee ha rotto l’equilibrio apparentemente solido di quel mondo.

Bucci e Sgrosso interpretano Rebekka e Rosmer, Emanuele Carucci Viterbi veste i panni del rettore Kroll, Francesco Pennacchia Brendel e la signora Helseth, Valerio Pietrovia è il giornalista Mortensgaard.

Elena Bucci con questo spettacolo sarà questa sera a Russi, ma la prima è stata una settimana fa al Metastasio di Prato. Come è andata?

"Molto bene. È un lavoro che ha richiesto ha richiesto tanta cura e energia. Ho firmato anche la regia, con la collaborazione di Marco. Abbiamo avuto tempo per le prove e una buona collaborazione sia con il teatro di Russi che con il Metastasio a Prato. Infine il pubblico è attento e contento, perché ’Rosmerholm’ è coinvolgente fin dalla prime battute, Ibsen crea una tensione crescente quasi da romanzo giallo che cattura".

Ibsen non è un autore che spaventa il pubblico? In questi giorni cosi difficili vien da pensare che si abbia voglia di un po’ di leggerezza.

"No. È un autore di un’attualità pazzesca: racconta la lotta per l’uguaglianza, contro i pregiudizi, l’aspirazione alla libertà. Oggi che i totalitarismi ci vengono addosso è più attuale che mai. Negli anni Settanta pensavamo di poter cambiare il mondo, sognavamo l’Europa libera e senza frontiere, oggi l’abbiamo, ma è costituita da Stati che non riescono a trovare un accordo per difendere un po’ di democrazia. Ibsen, come tutti i grandi autori che definiamo classici, riesce a scavare nelle relazioni umane, dentro di noi e ci restituisce una fotografia della vita raccontata meglio di quanto non possiamo fare noi che la stiamo vivendo. Ibsen non manca di umorismo e nel momento in cui ci svela le nostre paure e mediocrità riesce a farci sorridere".

Marco Sgrosso, perché Ibsen e perché Casa Rosmer o Rosmerholm?

"Ibsen ha una nomea di difficile, ma è uno degli autori più rappresentati al mondo, anche se forse non in Italia. Rosmerholm è un testo meno conosciuto nei nostri teatri per questo lo abbiamo scelto. È complesso, completo, di incredibile attualità e avvincente. Assistiamo a una guerra senza quartiere, i dialoghi sono duelli senza regole, e slealtà e tradimento sono la norma, i comportamenti sono dettati da interessi e secondi fini. Eppure avvertiamo un anelito verso un’etica perduta, in quella voglia di rompere con il passato".

Elena Bucci, com ’è la scena?

"Non ci sono i ritratti, gli avi sono evocati per nome e cognome. Gli oggetti sono quelli essenziali. L a scena è creata dalle luci da Daria Grispino, mentre Raffaele Bassetti firma la drammaturgia del suono. Dopo lo spettacolo, come tradizione a Russi, io e Marco incontreremo il pubblico".

Claudia Liverani