"Educazione siberiana sul figlio". Botte e insulti: la madre a processo

Secondo l’accusa il bimbo a Faenza è stato maltrattato dall’età di sette anni. Ieri in aula ha parlato il padre

"Educazione siberiana sul figlio". Botte e insulti: la madre a processo

Secondo l’accusa il bimbo a Faenza è stato maltrattato dall’età di sette anni. Ieri in aula ha parlato il padre

Le due denunce all’ex compagno per maltrattamenti e poi per sottrazione di minore, erano finite la prima con un’assoluzione in abbreviato "perché il fatto non sussiste" e l’altra con un’archiviazione. Ora è la donna - una ultra-trentenne di Faenza difesa dall’avvocato Antonio Gambetti - a dovere rispondere di maltrattamenti verso il figlio da quando lui aveva 7 anni. Nel processo in corso davanti al pm Stefano Stargiotti e al collegio penale del tribunale di Ravenna presieduto dal giudice Antonella Guidomei, ieri mattina ha preso la parola l’ex compagno dell’imputata, parte civile con l’avvocato Andrea Visani, per ribadire le accuse contro la donna. L’uomo peraltro a suo tempo era stato sottoposto a divieto di avvicinamento, poi decaduto in seguito all’assoluzione.

"I compiti dovevano essere perfetti - ha ricordato in aula -. Il bimbo faceva tardi per arrivare a risultati perfetti. Doveva fare la malacopia due o tre volte". E così i compiti "in bella li faceva a mezzanotte o l’una". Il tutto caratterizzato da urla e insulti". Il padre ha parlato pure di "botte sulla testa e in faccia". E ancora di "calci e prese con le unghie nelle braccia".

Uno dei pallini della donna - sempre secondo il teste - era l’igiene: "All’ingresso di casa, c’era il processo di sanificazione". Il bimbo "veniva preso sulla soglia e portato in bagno senza nemmeno appoggiare i piedi per terra. Poi toccava anche a me: dovevo stare in piedi un’oretta prima di potere mettere piedi in casa, lei non mi aveva dato le chiavi". In quanto al figlio, non poteva nemmeno dedicarsi da solo all’igiene intima: "Altrimenti erano urla e schiaffoni. Una sera la mamma gli tirò addosso uno spray mentre era sul wc: a lui bruciavano gli occhi e lei lo mise sotto alla doccia alternando acqua calda e fredda. All’uscita, lui scappò per rifugiarsi nel letto e lei lo picchio sotto alle coperte. Il giorno dopo lui è esploso". Era il maggio 2021 e quel punto il padre lo aveva accompagnato prima dai carabinieri. E poi era riuscito a convincere il bambino a farsi visitare in pronto soccorso.

Nel capo d’imputazione tra le contestazioni mosse alla donna, oltre agli schiaffi sulla testa e sulle braccia, figurano percosse anche con un calzascarpe; calci alle gambe, graffi sulle braccia e la testa sbattuta contro il tavolo. Sempre secondo l’accusa, insulti e botte arrivavano ad esempio quando il bambino, andando in bagno, toccava il wc e veniva rimproverato perché, come le mani sporche di batteri, in quel mondo avrebbe sporcato la tazza. E poi ancora quando a tavola non stava con la schiena diritta oppure quando, calzando le scarpe per uscire, si allontanava dalla porta e camminava per casa. Rimproveri gli sarebbero stati fatti anche quando indossava le ciabatte in maniera tale che il piede usciva toccando il pavimento o quando a scuola prendeva voti a lei non graditi

La mamma gli avrebbe pure impedito di frequentare sport per non trascurare la scuola. E avrebbe preteso, dalla terza elementare, che facesse i compiti più volte in brutta prima di ricopiarli in bella: e se lei non era soddisfatta, cancellava tutto e lo obbligava a partire daccapo. Se avesse raccontato al padre che lei lo picchiava, gli diceva che non lo avrebbe più visto perché lei aveva registrazioni compromettenti. I libri macchiati - ancora secondo l’accusa - significavano insulti e botte con il tomo sbattuto sulla testa. Da ultimo figurano nella lista della procura aggressioni verbali del tipo: "Ma vai a morire ammazzato, ma vai nella tomba". Prossima udienza fissata per novembre quando tra gli altri testi verrà ascoltato un pediatra.

a.col.