È partita ieri Argillà, l’edizione della rinascita

Duecento espositori da trenta nazioni. E quest’anno più che in passato la rassegna ha visto espandersi la sua dimensione di festival, con più di 90 appuntamenti.

È partita ieri Argillà,  l’edizione della rinascita

Duecento espositori da trenta nazioni. E quest’anno più che in passato la rassegna ha visto espandersi la sua dimensione di festival, con più di 90 appuntamenti.

È partita ufficialmente ieri pomeriggio l’edizione 2024 di Argillà, con l’inaugurazione avvenuta alla presenza dell’eurodeputata Elisabetta Gualmini e dell’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, oltre che del presidente della provincia Michele de Pascale e del sindaco Massimo Isola. In una città ancora ferita dal dramma dell’alluvione 2023 ad alcuni potrà sembrare strano che arrivino duecento espositori da trenta nazioni, ciascuno con la legittima aspirazione di vendere quante più ceramiche possibili: "Ma Argillà non potrebbe avere luogo che qui – spiegano Elisabetta Gualmini, presidente del Forum europeo della ceramica, e la direttrice del Mic Claudia Casali –. C’è un dentro e un fuori il mondo della ceramica, qualcosa che vediamo in maniera più diretta e qualcos’altro più sfumato. I distretti ceramici dell’Emilia Romagna fanno di questa regione una delle capitali mondiali non solo della ceramica artistica ma anche di quella industriale, e i due settori, a livello di formazione e di design, non sono più così distanti". Come è normale che accada, ogni edizione di Argillà di apre con l’interrogativo che grava sull’effettiva possibilità per gli espositori di vendere una percentuale adeguata dei pezzi preparati. Un azzardo in particolare per quei ceramisti – la metà del totale – che arrivano altri paesi. La costaricana Rebeca Fernández racconta come le grandi distanze da coprire facciano però parte del suo approccio alla ceramica: un’enorme circonferenza composta di centinaia di cocci ha preso vita sullo sfondo del suo stand proprio nelle ultime ore. "Sono i pezzi, o meglio lo erano, che non sono sopravvissuti al viaggio, andando in frantumi. La ceramica è fragile, fa parte della sua natura".

Alcune delle opere proposte dagli espositori non sarebbero acquistabili in molti altri luoghi d’Europa, come nel caso delle ceramiche realizzate a partire dalla cenere vulcanica delle Ande del collettivo Barroquema. "Ceneri del vulcano Chimborazo?", domanda un visitatore a una delle ceramiste. "No, del Cotopaxi", precisa lei. Quest’anno più che in passato Argillà ha visto espandersi la sua dimensione di festival, con più di novanta appuntamenti fra mostre ed eventi collaterali. "E’ questo che differenzia Argillà dalle altre mostre mercato – rivendica il sindaco Massimo Isola – e vogliamo che sia così anche in futuro". Alcuni artisti sembrano in effetti ignari del flusso di gente che solca corso Mazzini: il ceramista thai Naidee Changmoh è intento a dare vita a una sua scultura indifferente a tutto ciò che lo circonda; si toglie le maxicuffie dalle orecchie solo per soddisfare la curiosità dei visitatori a passeggio, elargendo larghi sorrisi. Le ultime parole della cerimonia inaugurale sono quelle dell’ambasciatore estone, che alterna inglese e italiano: "Grazie Faenza, vi auguro che sia un’Argillà di successo, vi auguro di avere tutta la forza che vi serve".

Filippo Donati