Ravenna, 5 settembre 2024 – Nella quiete surreale della notte, quando il mondo sembra sospeso, l’oscurità è stata improvvisamente squarciata dall’eco metallica dei cancelli di un carcere. Non si trattava di un’ordinaria ronda, né di un controllo di routine. Era un’operazione in grande stile, un blitz che ha visto convergere un vero e proprio esercito di forze dell’ordine, deciso a sradicare un cancro che serpeggia tra le mura di quello che dovrebbe essere (anche) un luogo di redenzione: la droga. Nella notte tra lunedì e martedì scorsi, la casa circondariale di via Port’Aurea si è trasformata nel teatro di un’azione coordinata senza precedenti. La scintilla che ha acceso la miccia è stata la scoperta di piccole quantità di sostanze stupefacenti in possesso di due detenuti, ritrovamenti che hanno fatto scattare l’allarme. La procura di Ravenna, con il pubblico ministero Angela Scorza, ha subito compreso la gravità della situazione. Non era più solo una questione di piccole dosi, ma il segnale di un fenomeno più vasto e inquietante: lo spaccio di droga all’interno delle mura carcerarie.
L’indagine, avviata con il rigore e la determinazione che la situazione richiedeva, ha portato alla firma di appositi decreti di perquisizione. E così, in piena notte, è scattato il maxi blitz. A Ravenna sono arrivati rinforzi da Bologna, e circa 150 uomini tra poliziotti penitenziari, polizia di stato e squadra mobile di Ravenna, hanno messo il penitenziario ai raggi X. Nessun angolo è stato lasciato inesplorato: le celle, i cortili, gli spazi comuni, tutto è stato passato al setaccio. La collaborazione tra le diverse forze in campo, inclusa la direzione del carcere, ha reso possibile un’azione resa complessa dalla necessità di evitare potenziali disordini. Il carcere di Ravenna, che attualmente ospita 85 detenuti in una cinquantina di celle, si è ritrovato al centro di un’indagine che potrebbe rivelarsi cruciale per comprendere come la droga riesca a infiltrarsi in un ambiente che dovrebbe esserne totalmente impermeabile. I detenuti avevano in loro possesso hashish e cocaina, sostanze che all’interno del carcere diventano beni di lusso, dal valore moltiplicato proprio dalla difficoltà di reperirla.
Ma come fa lo stupefacente a superare le barriere, le sbarre, i controlli serrati? La risposta potrebbe trovarsi negli oggetti apparentemente innocui, nei regali, nei cellulari di contrabbando, o in operazioni più audaci, come il lancio di pacchetti dal cortile esterno, un metodo già documentato lo scorso anno proprio a Ravenna, quando la polizia penitenziaria aveva intercettato un panetto di hashish da un chilo e un telefono destinati ai detenuti. Il blitz, pur avendo portato alla luce ulteriori sostanze, non ha però rivelato una quantità significativa di droga, a conferma forse che i piani per l’introduzione e lo spaccio siano più sofisticati di quanto si possa immaginare. Il fenomeno resta comunque preoccupante e la domanda che sorge spontanea è come si possa arginare definitivamente questa piaga.