REDAZIONE RAVENNA

"Diffamò la Pigna su facebook". Offre 500 euro, la lista dice no

È accusato di avere diffamato la lista civica La Pigna scrivendo, in un post facebook, di ...

È accusato di avere diffamato la lista civica La Pigna scrivendo, in un post facebook, di avere "pagato due dipendenti comunali per avere informazioni". E ieri mattina, davanti al giudice Piervittorio Farinella, si è tenuta l’udienza predibattimentale che vede imputato un 36enne ravennate. Il contesto è quello del caso noto alle cronache della Talpa in Comune, che ha visto il licenziamento – e un decreto penale al quale non si è opposto – di un dipendente comunale infedele, che passava al gruppo di minoranza documenti sull’attività dell’amministrazione. L’uomo, secondo il capo di imputazione, risponde di diffamazione aggravata per aver scritto, in risposta a un commento della consigliera comunale Veronica Verlicchi, “Proprio voi volete entrare nel consiglio comunale che vi hanno beccato pagare due dipendenti comunali per avere delle informazioni private?". In tal modo, secondo la Procura, avrebbe offeso la reputazione di Veronica Verlicchi, "per avere recato l’offesa mediante attribuzione di un fatto determinato", ossia sottintendendo una "corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, ben più grave della rivelazione di segreto istruttorio nel quale la Verlicchi era stata effettivamente coinvolta, per come indicato nelle principali fonti di informazione pubblica". L’imputato, difeso dall’avvocato Simone Balzani, ammettendo l’errore, aveva avanzato un’offerta risarcitoria di 500 euro, non pervenuta alla parte offesa all’indirizzo presente nell’atto di citazione. Ieri mattina il legale della consigliera di minoranza, avvocato Florinda Orlando, ha rigettato l’offerta, con allegata lettera di scuse, chiedendo una cifra superiore, 1500 euro. La richiesta di costituzione di parte civile di Verlicchi non è stata tuttavia accolta del giudice, per motivi di procedura, in quanto difettava della compiuta esposizione delle ragioni risarcitorie e delle voci di danno: requisiti richiesti dalla riforma Cartabia. Ora il giudice dovrà valutare se l’offerta risarcitoria di 500 euro sia congrua per estinguere il reato, come richiesto dalla difesa, o se andare avanti col processo. Udienza rinviata al 27 febbraio.

l. p.