"Di nuovo via da casa. È la terza volta: piombati nel terrore"

A Faenza, i residenti del Borgo evacuano nuovamente le loro case a causa della piena imminente del fiume Lamone. L'ansia e la preoccupazione crescono, mentre si preparano a lasciare tutto alle spalle per cercare rifugio altrove.

"Di nuovo via da casa. È la terza volta . Piombati nel terrore"

A Faenza, i residenti del Borgo evacuano nuovamente le loro case a causa della piena imminente del fiume Lamone. L'ansia e la preoccupazione crescono, mentre si preparano a lasciare tutto alle spalle per cercare rifugio altrove.

Una vita racchiusa dentro un paio di borsoni, qualche busta, uno zaino. A Faenza i residenti del Borgo per l’ennesima volta in poco più di un anno si trovano costretti a evacuare le loro abitazioni a causa della piena in arrivo dal Lamone, il fiume che divide in due la città e che l’anno scorso, il 3 maggio e di nuovo il 16 maggio, allagò il quartiere diventato noto da allora come ‘zona rossa’.

Alluvione: gli aggiornamenti in diretta

Federica D’Amore, residente in via D’Azeglio, è fra coloro che hanno deciso di partire: sta andando a casa di sua madre, insieme al compagno; la figlia è già dalla nonna. In strada sta aspettando proprio il fidanzato, Antonio Tringali, tornato a casa di corsa per prendere il bene più prezioso in questi frangenti, e cioè gli stivali.

"E’ la terza volta in un anno che dobbiamo evacuare, qui non si resiste più – confidano Federica e Antonio –. A livello psicologico è sempre più difficile. L’ansia ci sta divorando tutti, a ogni pioggia il pensiero corre al fiume, ai giorni in cui questo quartiere finì sommerso da metri d’acqua". Alcuni anziani sono appostati sull’argine del Lamone, gli occhi fissi sulla piena: "Il peggio dicono che arriverà fra alcune ore". Poco più lontano Carlotta Calderoni sta stipando l’auto di famiglia insieme al fratello Tommaso Duranti. Lui andrà dalla madre insieme alla compagna, lei e il fidanzato stanno invece per partire in direzione dell’abitazione di alcuni parenti. "Riuscimmo a evitare la prima alluvione dello scorso maggio – racconta Tommaso, mentre carica in auto l’ultimo borsone, sfruttando fino all’ultimo centimetro utile – ma eravamo qui quando arrivò la seconda. E preferiamo non ripetere l’esperienza".

Poco più lontano Wilmer Dalla Vecchia, dopo aver spostato dall’ufficio della sua impresa edile, già alluvionato due volte, i materiali più essenziali – "quelli acquistati per poter continuare a lavorare, nulla più" –, osserva perplesso i lavori cominciati da poche ore lungo il fossato laterale di via Cimatti, dove è stato innalzato un argine in terra e blocchi di cemento per trasformare i campi che sorgono a sud in un colossale bacino in cui convogliare eventualmente le acque del Lamone che dovessero esondare. "Si parla di dare vita a un’area allagabile in quel punto da un anno – commenta sconsolato –, è possibile che si debba attendere l’ennesima calamità? Quella terra smossa basterà a fermare un’alluvione? Nel frattempo un intero quartiere deve di nuovo fare le valigie". Filippo Donati