Il padre aveva manifestato la disponibilità a ospitarlo ai domiciliari con braccialetto elettronico. La corte d’assise di Ravenna, ieri riunita in occasione del processo per un altro contestato uxoricidio (quello della faentina Ilenia fabbri), ha però rigettato la richiesta presentata dai difensori di Riccardo Pondi, il 40enne condannato il 6 luglio scorso a 24 anni di reclusione per avere strozzato nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 2019 la moglie, la 31enne Elisa Bravi, nella camera da letto della loro villetta di Glorie di Bagnacavallo al culmine di una lite domestica.
Secondo quanto in buona sostanza rappresentato dalla difesa, le esigenze cautelari si erano affievolite in ragione di più fattori a partire - si legge nella sintesi offerta dalla corte - "dal comportamento dell’imputato, collaborativo e ammissivo", per proseguire con la "spoliazione di tutti i propri beni in favore delle figlie". Sul piatto anche l’incensuratezza dell’uomo fino al 2019 e la "non reiterabilità del reato". Secondo il documento a firma del presidente della corte Michele Leoni e del giudice relatore Antonella Guidomei, le valutazioni della difesa non eliminano invece "l’attualità del concreto rischio di reiterazione del reato" dato che ciò "non va inteso come pericolo di reiterazione dello stesso fatto" ma di "astratti reati della stessa specie".
Ci sono poi le "modalità cruenti con le quali" è stato commesso "l’efferato delitto" peraltro "senza alcuna desistenza manifestata dall’imputato". Un quadro che per la corte denota "un pervicace e non comune intento criminoso" oltre ad assenza di "freni inibitori a dispetto anche dello stato di incensuratezza formale fino a quel momento". Da ultimo per valutare il rischio di reiterazione, "nessun pregio connota il comportamento omissivo dell’imputato" alla luce della "evidenza dei fatti" e del "loro contesto: di notte in camera da letto". In definitiva non c’è "alcun elemento" che "possa sminuire e sbiadire l’attualità delle esigenze cautelari".
Per Pondi, difeso dagli avvocati Francesco Manetti ed Ermanno Cicognani, la procura aveva chiesto l’ergastolo: ma la corte d’assise, dopo avere concesso le attenuanti generiche mettendole in equivalenza con le contestate aggravanti, aveva ricalcolato la pena. Ai genitori della defunta, parte civile sia in proprio che in qualità di tutori delle due figlie con gli avvocati Annalisa Porrari e Giuseppe Della Casa, erano stati riconosciuti risarcimenti per un totale di oltre 2 milioni e 800 mila euro.
Andrea Colombari