Decine di milioni di danni per le imprese dell’area lughese e faentina che non solo devono ripristinare gli spazi ma sono impegnate in una corsa contro il tempo per non perdere le commesse e, quindi, i clienti. La Cna di Ravenna ha provato a fare la conta dei danni delle 18 associate; i numeri sono rilevanti e si parla di non meno di una ventina di milioni di danni. Peraltro la conta dei danni non è che all’inizio visto che molte macchine finite sott’acqua devono ancora essere visionate. Intanto sul campo operano anche tecnici di ditte specializzate nel recupero post alluvione. "Abbiamo raccolto – dichiarano il presidente di Cna Matteo Leoni e il direttore Massimo Mazzavillani – l’amarezza di molti imprenditori che lamentano che in un anno e mezzo la struttura commissariale non ha fatto nemmeno il progetto di come mettere in sicurezza il territorio e si sentono molto abbandonati ed insicuri sul futuro. Alcune realtà più strutturate stanno addirittura valutando di costruire dei muri perimetrali perché temono che si possano riallargare a breve. Registriamo inoltre grandi timori dalle nostre imprese che sentono sempre più spesso parlare di riduzione del consumo di suolo, delocalizzazione limiti alla possibilità di ampliare i capannoni. Ultima beffa l’obbligo di assicurarsi". Servono invece, concludono i vertici di Cna, "nuove opere come le casse di laminazione, allargamenti arginali, dragaggi puntuali, che consentano di gestire una quantità d’acqua che ormai le strutture idrauliche esistenti non riescono più a contenere". Molto complessa ed emblematica la situazione di Unitec, una importante realtà produttiva del lughese da oltre 200 milioni di ricavi nel 2023, per il 97% realizzato all’estero: "Siamo stati colpiti - dichiara Angelo Benedetti, presidente di Unitec - più dello scorso anno e il danno per noi si aggira intorno ai 15 milioni anche se molte macchine ancora non so se riuscirò a recuperarle. In pochi giorni, grazie ai nostri dipendenti, siamo riusciti nel miracolo di pulire tutto e spedire anche delle macchine. Però questi danni si ripercuotono anche sui miei clienti ai quali non riesco a consegnare le macchine e che, quindi, rischio di perdere. Sono andate distrutte oltre a macchine da milioni di euro anche le strutture per i dipendenti come la mensa e la facoltà di meccatronica. Alcuni spazi li avevamo appena finiti di sistemare 2 mesi fa. L’asilo aziendale era stato aperto 2 settimane fa ed è distrutto. Ho pianto, mi sono arrabbiato, poi rimboccato le maniche perché mi sento responsabile del destino di 600 famiglie".
Giorgio Costa