REDAZIONE RAVENNA

Dal bullismo alle paralimpiadi. La storia di Carlotta Ragazzini

La medagliata paralimpica ha incontrato i ragazzi della scuola media ‘Europa’ di Faenza. Nell’intervista ha parlato della malattia ma anche della rinascita grazie al tennis tavolo.

La campionessa paralimpica Carlotta Ragazzini alla scuola ‘Europa’ di Faenza. Il 3 dicembre è la Giornata della disabilità

La campionessa paralimpica Carlotta Ragazzini alla scuola ‘Europa’ di Faenza. Il 3 dicembre è la Giornata della disabilità

Le paralimpiadi furono ideate dal neurologo tedesco Ludwig Guttman, rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni nazziste, che pensò di fare giocare i soldati disabili, feriti di guerra, per intrattenerli.

La prima edizione si svolse in Svezia, nel 1976 grazie al collega Antonio Maglio.

Il termine “paralimpiadi” deriva dall’idea di giochi paralleli alle olimpiadi, infatti hanno anche un logo diverso da queste, che consiste in tre agitos, uno uno blu, uno rosso e uno verde, colori scelti perché sono i più utilizzati nelle bandiere mondiali, che rappresentano il corpo, la mente e lo spirito degli atleti.

Il 17 dicembre scorso Carlotta Ragazzini, una ragazza faentina di 23 anni che ha vinto la medaglia di bronzo nella disciplina del tennis da tavolo alle olimpiadi di Parigi 2024, si è recata nell’aula magna della scuola media ‘Europa’ per incontrare i ragazzi e raccontare loro la propria storia.

La giovane é nata nel 2001 e, con il tempo, ha sviluppato una sorta di tumore benigno che può colpire ogni parte del corpo, a lei si é sviluppato all’interno del midollo osseo, il che l’ha portata ad essere sottoposta a numerosi interventi, uno a diciotto mesi e uno a quattro anni, dai quattordici anni é stata costretta in carrozzina, in seguito ad un intervento neurologico non andato a buon fine.

A causa della sua disabilità ha subito bullismo alle scuole medie ed elementari, poi, successivamente, iscrittasi al liceo classico di Faenza, ha trovato una classe accogliente, nonostante abbia passato la totalità del primo anno in ospedale e sia entrata in classe per la prima volta solo in seconda quando ormai tutti si conoscevano, é stata accolta calorosamente e ha fatto amicizia velocemente.

La passione per il suo sport è iniziata proprio quando, una notte del 2016, mentre era in riabilitazione verso l’ospedale di Montecatone, ha sentito dei rumori al piano superiore, quello dedicato ai momenti di svago, è andata a controllare e lì ha trovato delle persone che giocavano a tennis da tavolo e che le hanno chiesto di fare una partita insieme; non voleva accettare, ma l’insistenza dei presenti la convinse e provò a giocare.

Le piacque così tanto che appena tornò a casa cominciò ad allenarsi e a gareggiare.

Successivamente ci ha spiegato la sua routine delle giornate in cui è a Lignano Sabbiadoro, in Friuli Venezia Giulia, per gli allenamenti, che consiste nello svegliarsi presto la mattina, fare colazione e andare ad allenarsi per diverse ore, poi pranza si riposa e torna ad allenarsi.

Così abbiamo scoperto che le regole delle paralimpiadi non sono uguali a quelle olimpiche: la pallina non può uscire dai lati a differenza del tennistavolo normale che può uscire dappertutto, solo la mano con la racchetta può appoggiarsi al tavolo mentre in quello normodotato non puoi appoggiare nulla, la pallina può rimbalzare quante volte si vuole a differenza di quello classico in cui può rimbalzare solo una volta e infine si giocano 5 set.

Quando non si trova a Lignano Sabbiadoro si allena nella sua tavernetta, dove il suo partner si siede in una sedia a rotelle e si mette una “cintura” per rendere la gara più alla pari possibile.

In seguito le è stato chiesto una sorta di feedback sull’esperienza a Parigi 2024 e ha detto che in sè la città le è piaciuta tantissimo e il Villaggio Olimpico non era affatto male, si è trovata molto bene e si è sentita accolta.

Verso la fine, le è stato chiesto quale fosse stata l’emozione di salire sul palco paralimpico davanti a centinaia di persone e lei ha risposto che solo quando le hanno dato la medaglia ha realizzato cosa avesse fatto provando una grandissima emozione.

Infine l’incontro è stato concluso con ogni classe che ha fatto una foto con Carlotta, che ha fatto anche toccare la sua medaglia ai ragazzi, spiegandogli che al centro c’è un pezzo di Tour Eiffel.

Nata con una disabilità fisica ,Carlotta ha trasformato le sue difficoltà in una forza motrice affrontando con determinazione ogni sfida che la vita le ha posto.

La sua storia è un esempio di capacità e passione per lo sport, soprattutto per il tennis da tavolo e ha spinto Carlotta a superare i limiti imposti dalla sua condizione fisica e ha dimostrare che con impegno, sacrificio nulla é impossibile.

La sua carriera è caratterizzata da un impegno costante e dalla capacità di spingersi oltre i propri limiti.

Ogni sua vittoria non è solo il risultato di un duro allenamento, ma anche della sua capacità di motivarsi ogni giorno, mostrando a tutti che la disabilità non è un ostacolo, ma una parte del suo percorso che l’ha resa ancora più forte.