Ravenna, 7 marzo 2022 - Verrà svolto nelle prossime settimane il periodico censimento dei daini presenti nella pineta di Classe. Un conteggio che probabilmente arriverà a classificarne almeno 600. Furono tra i 200 e il 230 quelli avvistati nel 2016, 311 nel 2018, 470 nel 2019, difficile pensare che in due anni non se ne siano aggiunto cento e più. Rispetto a sei anni fa è però cambiato tutto il contesto faunistico della pineta. Oggi ci vivono anche una famiglia di lupi, i cinghiali, qualche capriolo. E non è certo pensabile che siano Ginevra, Artù e i cuccioli a frenare la crescita esponenziale di una razza (i daini) che doveva essere ‘eradicata’ per legge. Senza contare i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali provocati.
Lasciato fallire nel 2014 il tentativo di procedere con un piano di controllo del numero di daini presenti nella pineta ad opera di cacciatori di selezione abilitati, resta sempre il problema di come procedere. Non a caso è in corso uno studio che vede interessati Regione, Parco del Delta, Ispra e una sua società specializzata, per mettere a punto una strategia ‘non cruenta’ e basata su elementi scientifici per portare a una riduzione di questi 600 daini. Lo studio interessa anche un’ampia area ferrarese, che va dai primi lidi dopo Comacchio al Boscone della Mesola. Qui la situazione è anche più ingestibile di quella ravennate per il gran numero di animali che frequenta i lidi. È stata valutata la possibilità di catturare questi animali per trasferirli in altre località, soprattutto appenniniche.
Il problema è che sedare i daini per catturarli e poi trasportarli nelle località definite, potrebbe determinare la loro morte per via di un eccesso di adrenalina prodotta. Lo studio che è in corso dovrebbe quindi individuare una nuova strada da percorrere. "Resto dell’idea che un serio piano di controllo con abbattimento, sarebbe stato la soluzione più opportuna – dice Claudio Miccoli, dirigente di Federcaccia – ma capisco che oggi abbiamo difronte un panorama ben diverso anche solo rispetto a qualche anno fa. L’arrivo di lupi, cinghiali, caprioli e la crescita abnorme di altre specie, come il gabbiano o le gazze, rischiano di far sparire intere specie autoctone. Quindi è giusto studiare questo problema nel suo complesso e in maniera scientifica".
Mentre il Wwf, un anno fa, sostenne pubblicamente che "la Regione Emilia-Romagna, il comune di Ravenna e il Parco del delta del Po, dovranno attivare un piano di gestione della fauna per mitigare il problema sociale creatosi in questi anni che dal daino sta rimbalzando al lupo e viceversa passando per il cinghiale e il capriolo".
lo.tazz.