Appuntamento per i melomani. Da una parte quello che è forse il più amato dei titoli di Puccini e la cui influenza non ha segnato solo la storia del melodramma ma si estende alla musica del Novecento; dall’altra una produzione che combina il coinvolgimento della nuova generazione di musicisti e cantanti all’impiego di avanzate tecnologie video.
Il riallestimento in scena per la stagione 2023 del teatro Alighieri di Ravenna offre l’occasione per riflettere su ‘La bohème’: domani alle 18 nel Salone Nobile di Palazzo Rasponi dalle Teste (piazza Kennedy, Ravenna), Susanna Venturi del Corriere Romagna converserà con la regista Cristina Mazzavillani Muti per il secondo degli incontri ‘Prima dell’opera’. A ingresso libero, la conversazione precede le due recite di ‘Bohème’ in programma all’Alighieri venerdì 24 marzo alle 20.30 e domenica 26 alle 15.30.
Nel solco tracciato negli anni dalle regie di Cristina Mazzavillani Muti, il teatro diventa un vero e proprio laboratorio: i si sperimentano nuovi approcci all’allestimento, sempre più modulare e immateriale e non vincolato a ingombranti scenografie da kolossal, ma si offre anche una “palestra” a giovani artisti, per i quali l’esperienza all’Alighieri si è spesso rivelata il cruciale primo passo di una luminosa carriera. Alle pagine di Puccini fa da controcanto l’immaginazione del pittore Odilon Redon: con Redon uno dei soggetti più borghesi della pittura ottocentesca – i fiori – palpita di inaspettata inquietudine e minacciosa vitalità, proprio come quella vie de Bohème che Henri Murger descrisse nel romanzo su cui si basa il libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa.