REDAZIONE RAVENNA

Crisi ex Farmografica a Cervia: accordo per minimizzare i disagi economici dei lavoratori

Accordo raggiunto per garantire continuità di reddito ai lavoratori ex Farmografica di Cervia, con cassa integrazione e incentivi all'esodo.

Una protesta dei dipendenti dell’ex Farmografica di Cervia

Una protesta dei dipendenti dell’ex Farmografica di Cervia

Ridurre al minimo i disagi economici dei lavoratori, dopo la rinuncia al rilancio della ex Farmografica da parte di Focaccia. Questo l’obiettivo dell’intesa siglata questa mattina al termine del nuovo vertice in Regione sulla crisi dell’ex Farmografica di Cervia, in provincia di Ravenna. E rimane anche "fondamentale" garantire quanto più possibile la continuità di reddito, evitando trattamenti peggiorativi o dannosi rispetto alle precedenti intese e agli accordi sindacali che hanno fin qui caratterizzato una vertenza che prosegue da oltre 20 mesi coinvolgendo 80 persone.

Al summit oltre alla Regione con l’assessore allo Sviluppo economico uscente Vincenzo Colla, ci sono il vice prefetto di Ravenna Arnaldo Agresta in videocollegamento, la presidente della Provincia di Ravenna Valentina Palli, il sindaco di Cervia Mattia Missiroli, l’ad del gruppo Focaccia, Riccardo Focaccia e i sindacati. "Oggi si apre uno scenario nuovo – sottolinea l’assessore Colla – che dobbiamo governare con grande attenzione per trovare una soluzione adeguata a tutti gli 80 lavoratori".

I sindacati, prosegue, sono riusciti, "con grande capacità e responsabilità a evitare qualsiasi impatto sociale nel corso di questi 20 mesi di vertenza". Al tavolo regionale, prosegue Colla, "si lavora sempre per la continuità industriale", per cui "resterà aperto affinché, una volta conclusa l’assemblea dei lavoratori prevista per domani, si apra immediatamente il percorso per trovare una soluzione nuova".

Più nello specifico, i punti salienti dell’intesa riguardano le prospettive occupazionali, la transizione con cassa integrazione straordinaria e gli aspetti economici dei passaggi. Per quanto riguarda le ultime mensilità e il trattamento di fine rapporto, saranno erogati fino al 31 dicembre 2024. L’azienda, in collaborazione con Focaccia Group offrirà ai lavoratori l’opportunità di candidarsi per cinque posizioni lavorative già disponibili. Per chi non impugnerà il licenziamento è stato concordato un incentivo economico all’esodo da calcolare su anzianità contrattuale, inquadramento e retribuzione attuale.

Per tutto il 2025 sarà attivata la Cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività per i lavoratori che riterranno di non accettare il licenziamento. L’azienda si impegna poi al riconoscimento di una somma a titolo di transazione generale novativa al personale che accetterà di essere collocato in cassa integrazione guadagni straordinaria. Il vertice di oggi in Viale Aldo Moro ha "praticamente certificato" la volontà da parte del gruppo Focaccia di non portare avanti il rilancio dell’azienda, non ci gira intorno Stefano Gregnanin della Fistel-Cisl.

Dunque "si parla di licenziamenti", con l’impegno di "attenuare l’impatto" di questa scelta prevedendo un incentivo all’uscita, la cassa integrazione per cessazione d’attività per 12 mesi e un appello a 360 gradi all’imprenditoria del territorio affinchè riassorba i lavoratori. Ma appunto "il tentativo di fare ripartire l’azienda è tramontato" e domani verranno informati i lavoratori in assemblea. Ma in programma non ci sono nuove iniziative di protesta, "sono molto stanchi dopo 20 mesi – spiega Gregnanin – e c’è tanta sfiducia dato che non c’è nient’altro da fare, non c’è l’obiettivo. Una situazione drammatica senza prospettiva lavorativa".

Ha fatto da triste presagio il funerale dell’azienda inscenato da lavoratori e sindacati il 13 novembre in un corteo di protesta dopo la doccia fredda dell’annuncio di Focaccia. D’altronde, mette in luce Saverio Monno della Slc-Cgil Ravenna, "in 20 mesi oltre a Focaccia nessun altro imprenditore ci ha messo la faccia e ciò ci amareggia. La ripartenza non ci sarà anche se come sindacati le abbiamo tentate tutte". Per i sindacati, insomma, "non c’è nulla da festeggiare".