
Una lunga storia, costellata di momenti esclusivi che hanno segnato a loro modo la vita della piazza lughese. Le porte ora chiuse del bar Marcello divenuto nel tempo Sax pub cafè, raccontano che quella parentesi si è irrimediabilmente chiusa. Resta però la memoria di chi lo ha frequentato e vissuto e, soprattutto, di chi lo ha gestito.
"Ho rilevato l’attività il 28 febbraio 1988 – ricorda Luigi Pini – Poi, nel ’95, il 13 maggio, l’ho trasformato in Sax Pub con l’obiettivo di renderlo un punto di riferimento per la musica live". Le radici del Bar Marcello affondano negli anni del 1950, quando il gestore del bar Roma che occupava le vetrine ora sfitte accanto alla chiesa di Sant’Onofrio, all’inizio del tratto pedonale di via Baracca, decise di prendere in gestione quella porzione di galleria appena realizzata dall’allora Banca del Monte di Lugo e di dargli il suo nome. Ai suoi tavolini, posizionati su Largo della Repubblica hanno sostato i personaggi più noti e caratteristici della città, dall’eclettico vetrinista da tutti conosciuto con il nome di Cecè, all’arbitro e venditore ambulante di formaggi Angelini oltre a tanti altri.
"Il Bar Marcello era, in un certo senso, il mercato di Lugo dove si incontravano tutti anche perchè – ricorda Pini – al piano di sopra, dove era stato allestito il Sax Pub si teneva la borsa della Camera di Commercio. Al mercoledì, giorno di mercato, quando ancora al posto del centro commerciale Globo c’era il mercato del bestiame, i mediatori di frutta, vino e altro ancora incontravano i compratori per stabilire il prezzo".
Nel ’95 ci fu la svolta che proiettò l’attività nel mondo della musica live. "Volevo fare qualcosa di diverso – continua Pini – Ricordo che per avviare il progetto andai a casa di Henghel Gualdi (nella foto) a Bologna. Da li nacque l’idea della musica dal vivo che partì con l’aiuto di molti lughesi che mi finanziarono per 5 milioni di lire". Con quella somma, Pini diede corpo al progetto e riuscì a portare alcuni grandi nomi, da Teo Ciavarella ad Alessandro Scala, fino al memorabile concerto di Paolo Fresu. Un momento importante che però non fu sufficiente a salvare la gestione.
"Mi sarebbe piaciuto trovare qualcuno che fosse stato in grado di gestirlo meglio di me – sottolinea Pini per il quale il Bar Marcello è ancora un pezzo di cuore – Dove si può trovare un posto così nel quale si può suonare senza timore di disturbare visto che è affiancato solo da uffici? Io ho fatto quello che sentivo, grazie al supporto dei musicisti, del pubblico che ancora mi segue quando organizzo delle serate, della stampa che mi ha dato una mano a rendere note le iniziative e ad alcune persone in particolare come Luigi Mainardi, sempre pronto a sostenere qualsiasi iniziativa e a Stefania Berardi il cui apporto è stato determinante in quegli anni. Quello che mi rattrista – conclude Pini – è che nessuna delle gestioni a me successive sia riuscita a valorizzare come merita quel posto e che nessuno mi abbia chiamato per capire se potevo in qualche modo essere utile a raggiungere quello scopo".
Monia Savioli