La circonvallazione nord di Faenza non è destinata a un binario morto. Ne sono convinte le forze che sostengono la maggioranza: la Provincia – spiegano da dentro il Pd – sta lavorando per individuare un tracciato, la convenzione di intenti per redigere il progetto di fattibilità è stata messa nero su bianco con il Comune. Poi occorrerà attendere che venga finanziata la realizzazione, e i tempi si annunciano lunghi. In molti, negli ultimi mesi, si sono domandati se davvero un territorio come quello faentino avrebbe visto realizzarsi un investimento di quel tipo, considerando la quantità di cantieri post-alluvionali di dimensioni enormi che hanno comportato e comporteranno per le casse ministeriali esborsi nell’ordine delle centinaia di milioni di euro. Nel raggio di poche decine di chilometri dovranno infatti essere realizzati ex-novo tre ponti – il Ponte delle Grazie a Faenza e i ponti ferroviari di Boncellino e Sant’Agata, opere, queste ultime due, che da sole verrebbero a costare circa 100 milioni di euro complessivi – così come dovrà essere ricostruita dal nulla la provinciale della Valletta, tra Fognano e Zattaglia, mentre si presenta altrettanto milionario l’intervento necessario per la messa in sicurezza della provinciale brisighellese all’altezza di San Cassiano.
La provincia di Ravenna, e il faentino in particolare, sono insomma protagoniste di faldoni che si accumulano sulle scrivanie del Ministero delle Infrastrutture: non è dato sapere di quale considerazione goda negli uffici della romana Villa Patrizi il progetto di una circonvallazione nord fra la via Emilia, via Ravegnana e via Granarolo, che per essere realizzata necessita di un nuovo ponte sul Lamone – operazione da brividi alla luce di quanto accaduto negli ultimi 18 mesi – e di uno o forse addirittura due nuovi attraversamenti della ferrovia, attraverso ponti o sottopassaggi.
Uno è obbligato: la ferrovia Faenza-Ravenna sorge al centro dell’ipotetica circonvallazione, e in qualche modo andrebbe individuato un modo di valicarla. Per quanto riguarda la ferrovia Bologna-Ancona le opzioni sono due: servirsi del già esistente ponte di via Reda (ma a quel punto la circonvallazione non sarebbe un’arteria urbana, ma extraurbana) oppure ampliare l’attuale minuscolo sottopassaggio di via Cesarolo, operazione complicata per via del quartiere che negli ultimi dieci anni è sorto nei paraggi. Esistono poi altre due incognite: un’opera del genere avrebbe un costo spropositato, probabilmente in linea con gli 80 milioni di euro che verrà a costare la circonvallazione nord di Castel Bolognese. In secondo luogo, il progetto potrebbe andare a sbattere contro un’eventuale nuova normativa sul consumo di suolo.
Filippo Donati