Ravenna, 14 novembre 2024 – Avrebbe dovuto essere una festa in casa tra pochi amici. E invece quella notte lei si era ritrovata in una festa, seppur privata, con molte persone e all’interno di un locale pubblico: là dove un giovane, che lei non conosceva di persona, l’aveva infine stuprata.
La ragazza - una studentessa 16enne ravennate - nei giorni scorsi in incidente probatorio ha ribadito le accuse a suo tempo riferite agli inquirenti. Di fronte al gip Chiara Alberti del tribunale dei minorenni di Bologna, in un contesto protetto ha parlato per più di un’ora non senza difficoltà anche se con lucidità uscendo dall’aula in lacrime per raggiungere i genitori che l’attendevano fuori. Era presente, ma in un altro punto del tribunale felsineo, anche il giovane ravennate ora indagato per violenza sessuale aggravata (è difeso dagli avvocati Giovanni Focaccia e Cristina Ingoli) oltre al legale della famiglia della ragazza (avvocato Aldo Guerrini). Al termine dell’audizione, il gip ha restituito gli atti al pm titolare del fascicolo Caterina Salusti la quale dovrà ora decidere il da farsi.
In quanto all’indagato, a suo tempo si era avvalso della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti hanno già ascoltato pure alcuni dei giovani presenti a quella festa di inizio maggio scorso. Rispondendo alle domande del gip, la ragazza ha ricordato di essersi ritrovata assieme ad alcune amiche e di essere arrivata alla festa con loro attorno alle 22: all’interno non c’era cibo ma venivano servite bevande alcoliche. Verso mezzanotte, quando si trovava fuori dal locale, un ragazzo l’aveva insultata con un epiteto a sfondo sessuale. Lei allora era entrata ed era andata a sistemarsi dietro al bancone per avere protezione: ma uno degli organizzatori, nonostante lei gli avesse spiegato la situazione, le aveva detto che non poteva stare lì e che avrebbe dovuto andarsene. Poco dopo ecco entrare in scena l’indagato il quale - senza avere mai manifestato particolare interesse verso di lei - l’aveva presa per un braccio chiedendole di andare un attimo con lui.
Quindi l’aveva accompagnata al piano di sopra peraltro aiutandola a fare le scale: lei stessa lo aveva avvertito di avere bevuto troppo tanto da non farcela da sola e di avere addirittura bisogno di sedersi. Dei momenti a seguire, ricordi avvolti dalla nebbia, vuoti di memoria: se non la certezza di essere stata abusata nonostante lei gli avesse chiesto di smettere: ma lui - ha continuato la ragazza davanti al gip - l’aveva ignorata aiutandola alla fine a rivestirsi.
La prima chiamata per confidarsi, lei l’aveva fatta dal marciapiedi fuori dal locale all’ex fidanzato con il quale - dopo essere stata riaccompagnata a casa dalla madre di una sua amica - aveva parlato al cellulare fino quasi all’alba.
Al risveglio, era stata assalita dall’angoscia pur sforzandosi di mantenere un atteggiamento uguale a quello di tutti gli altri giorni; voleva aspettare un poco prima di parlare con i suoi: per non rischiare di farli stare male; intanto però aveva confermato tutto all’ex. Ed è grazie ai genitori di quest’ultimo, che anche i genitori della ragazza avevano alla fine potuto capire cosa le fosse successo alla festa. In quanto a quel ragazzo - ha ricordato lei -, le aveva mandato un messaggio in cui si scusava.