Venerdì la sala Corelli dell’Alighieri a Ravenna ha ospitato un concerto da camera a mio avviso ideale, e raro per intensità. Il duo Marco SantiàGianandrea Navacchia (nella foto, pianoforte e baritono) ha proposto come fulcro dell’esibizione il ciclo di Lied più importante di Schumann, il difficile ’Diechterliebe’. Parabola romantica di enorme impegno. I maestri hanno speso le loro qualità emozionando il pubblico. Santià è in grado di far parlare lo strumento, di spiegare la musica interpretando. Pare non gli sfugga una sfumatura; non nei tumulti più densi, e nemmeno quando si tratta di sottolineare ’semplicemente’ ampi intervalli di accordi staccati. Navacchia è un baritono che ha nelle corde la potenza degli slanci, le ombreggiature profonde, le mezzevoci con sottesi e allusioni. Ricco di colori. Un don Giovanni mozartiano più svettante, ma con l’animo del ’Nemorino’ di Donizetti. Che altro dire, se non un caloroso "grazie!"?
Rosalba Maccanti