Un ’matrimonio’ sobrio. Ieri Cervia ha sposato il suo mare per la 579esima volta. E lo ha fatto, purtroppo, come nell’edizione ridotta del 2020: con le autorità civili e religiose in barca e il lancio dell’anello e della corona ai Caduti del mare. Niente cerimonia di tre giorni, insomma, e soprattutto niente pesca dell’anello, con la competizione tra i pescatori. Ma sono mancati anche il corteo coi costumi storici, la messa e lo stand gastronomico. La benedizione dell’anello da parte dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni non è avvenuta nella concattedrale di Santa Maria Assunta ma direttamente in mare, e anche la visita di Cortina come città ospite è stata rinviata all’anno prossimo.
Dal Comune è stato spiegato che la scelta sofferta di fare un’edizione ridotta è legata alla volontà di non distrarre dall’emergenza forze dell’ordine e guardia costiera.
"Anche quest’anno abbiamo ritenuto opportuno celebrare lo sposalizio del mare, in forma ridotta ma quasi tradizionale" ha detto il sindaco Massimo Medri, riferendosi alla nascita della cerimonia, col lancio dell’anello con cui la leggenda dice che il vescovo di Cervia Pietro Barbo nel 1445 riuscì a placare il mare in tempesta. "Che lo sposalizio sia di buon auspicio – ha aggiunto Medri – e lo lo vediamo già nell’impegno profuso da tutti per alleviare le sofferenze e riavviare l’economia". L’arcivescovo ha parlato dell’importanza della solidarietà da tutta Italia: "Spero che riusciremo a superare questo momento difficile".