Filippo Donati
Cronaca

“Qui una maggiore sensibilità”: 100mila euro al centro LGBTI+

L’Unar finanzia l’associazione di Ravenna e Romagna contro le discriminazioni. Il centro fornisce assistenza e il sogno di una nuova casa-rifugio. Di Maio: “In molti Paesi l’omossessualtià resta un crimine”

Il centro antidiscriminazioni Lgbtqi di Ravenna vince il bando dell'Unar

Il centro antidiscriminazioni Lgbtqi di Ravenna vince il bando dell'Unar

Ravenna, 9 gennaio 2025 – Il Centro antidiscriminazioni LGBTI+ di Ravenna per il terzo anno consecutivo si è aggiudicato il bando dell’Unar che gli consentirà di finanziare le proprie attività per almeno altri diciotto mesi.

L’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, attivo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ha riconosciuto il centro con sede in via Berlinguer 7, ideato da Arcigay Ravenna, quale un presidio fondamentale per il territorio romagnolo: i 100mila euro del bando consentiranno all’ente di prestare i propri servizi non solo a Ravenna ma in tutta la Romagna, attraverso canali pubblici o altri servizi di volontariato.

Nell’ultimo anno il centro ha registrato un vero e proprio boom di richieste di aiuto: settanta in appena sei mesi, dall’aprile al novembre 2024, contro le 45 dell’intero 2023. “L’aumento è imputabile in parte a una maggiore sensibilità della cittadinanza rispetto ai propri diritti – spiega il presidente Ciro Di Maio – ma è senz’altro dovuto anche alla crescente violenza verbale istituzionale di cui la comunità lgbtqia+ è bersaglio, in particolare per quanto riguarda le coppie omogenitoriali: nessun altro gruppo sociale, in epoca repubblicana, ha subito un tale accanimento”.

Sono state 310 le ore di sportello dedicate all’utenza dalla decina di volontari e operatori ravennati: nel 70% dei colloqui sono segnalati episodi di discriminazione per orientamento sessuale, nel restante 30% per identità di genere. “C’è chi si rivolge a noi per avere protezione da contesti familiari violenti, per cui vengono attivati i percorsi con le forze dell’ordine e la magistratura: casi in cui, attraverso la nostra rete di volontari, riusciamo anche a trovare un alloggio d’emergenza”.

Un aspetto su cui in futuro il Centro vorrebbe fare un passo ulteriore: “L’obiettivo è poter fare affidamento, nei prossimi anni, su una vera e propria casa-rifugio, oggi assente in Romagna”. C’è poi chi si è rivolto al centro per avere protezione internazionale – “in molti Paesi l’omosessualità è ancora un crimine, talvolta passibile di pena di morte” – o per chiedere delucidazioni circa le possibilità cui può avere accesso: “Purtroppo è ancora difficile capire come e dove trovare equipe multidisciplinari per l’affermazione dell’identità di genere, presenti purtroppo solo a Bologna e a Firenze”.

Negli anni sono aumentati i luoghi in cui è possibile accedere a carriere alias, “ma Ravenna è ancora una città ‘binaria’. Parliamo sempre e solo di iniziative che ciascun ente, oppure questa o quella scuola, assume di sua iniziativa, quasi fosse una concessione, talvolta senza pubblicizzare l’opzione per timore di ritorsioni o di proteste, rendendo di fatto complicato, per le persone, conoscere in quali luoghi possono sentirsi libere”.