Ravenna, 22 settembre 2024 – Se l’esondazione del Senio alla diga della Steccaia, nella notte fra mercoledì e giovedì, è rimasta contenuta e Castel Bolognese ha evitato l’allagamento lo si deve soprattutto al fatto che, come sempre, il fiume ha agito di testa propria e rompendo l’argine destro verso le 9 della sera di mercoledì è entrato nell’immensa area che da ormai 30 anni è destinata a diventare la seconda grande cassa di espansione e laminazione (un totale di quattro milioni di metri cubi di acqua) in località Cuffiano ai confini fra Faenza, Riolo Terme e Castel Bolognese (una prima cassa, ma con funzioni di invaso per l’agricoltura) fu invece realizzata ed è operativa dal 2015.
Testimonia Marco, imprenditore agricolo della zona: "L’acqua entrava nella valle con un rumore assordante e nel giro di alcune ore l’ha riempita. Quell’imponente sfogo (uno-due milioni di metri cubi ndr) ha salvato Castel Bolognese. Poi quando l’acqua nella valle ha raggiunto il livello del fiume, ha cominciato a defluire, ma ormai l’onda di piena era passata". Oggi la ‘cassa’ presenta solo alcuni specchi d’acqua, come sempre frequentati da palmipedi e trampolieri, ma invece tratterrebbe ancora la maggior parte dell’acqua se l’opera, come attende da anni, fosse stata conclusa: perché obiettivo delle ‘casse’ di laminazione è proprio quello di impedire il riflusso immediato nell’alveo principale.
Un evento, quello di quattro notti fa, che se mai ancora ce ne fosse bisogno, testimonia l’importanza vitale delle casse di espansione o di laminazione: il fatto è che qui a Cuffiano non solo la realizzazione di questa cassa è ferma da quindici anni (a cantieri avviati, le ditte furono bloccate da un pesante dissesto), ma addirittura i lavori di somma urgenza iniziati da diversi mesi sembrano avere in qualche modo peggiorato la situazione. In breve: con la seconda piena del maggio 2023 il Senio sfondò l’argine nella parte a monte della valle e la invase creandosi un nuovo percorso. I recenti lavori avviati dall’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio hanno come obiettivo la ricanalizzazione del Senio all’interno del vecchio alveo che corre attorno al perimetro della ‘cassa’ e anche di apprestare, sul lato a monte, le opere per permettere al fiume di rifornire l’invaso realizzato ormai dieci anni fa e gestito dal Consorzio di Bonifica. Durante l’estate il lato dell’invaso a contatto col fiume è stato modellato con grandi massi e abbassato per far sì che il Senio, raggiunta una certa quota, possa tracimare e riempirlo. Il fatto è che nonostante la piena eccezionale di quattro notti fa, nell’invaso non è andata una goccia d’acqua perché la quota dell’apertura è troppo in alto: manca infatti la prospiciente briglia nell’alveo del fiume, un’opera che probabilmente non rientra nei lavori di somma urgenza in quanto attiene al progetto per la cassa di laminazione.
Non solo: il rifacimento dell’argine destro, confinante con la valle, ha impedito al fiume di irrompere nella depressione fin dai primi momenti di aumento della piena, come invece era accaduto sedici mesi fa. Ma considerato che un fiume segue sempre una propria elementare ‘logica’, ecco che il Senio ha trovato comunque la strada per raggiungere la confinante depressione, rompendo l’argine di terra da pochi mesi modellato e lo ha fatto nella parte finale del perimetro. Una rotta, almeno questa benefica, che nelle ore più critiche ha tolto forse due milioni di metri cubi d’acqua dal fiume. Commenta amaramente il geologo della Regione Claudio Miccoli, responsabile del riavvio dei lavori nel 2020, ma pensionato prima della gara d’appalto (poi mai bandita): "Mi chiedo con quale criterio sia stato costruito quell’argine ben sapendo che i lavori per la cassa di laminazione sono fermi: vista la situazione di perdurante stallo in quell’area il fiume deve essere libero così da utilizzare la valle come una utilissima cassa di espansione!",
Carlo Raggi