Casse di espansione sul Senio. Presentato esposto in procura

Dal consigliere comunale di Faenza in quota Fratelli d’Italia Stefano Bertozzi "Perché l’opera così importante negli anni non è mai stata realizzata?" .

Casse di espansione sul Senio. Presentato esposto in procura

Casse di espansione sul Senio. Presentato esposto in procura

La mancata realizzazione delle casse di espansione del Senio arriva sui tavoli della Procura della Repubblica. Tale è infatti l’oggetto dell’esposto che è stato presentato questa settimana dal consigliere comunale di Faenza in quota Fratelli d’Italia Stefano Bertozzi. L’atto contiene la cronologia riguardante il caso della ‘cava Ca Lolli’ e i documenti protocollati, sui quali Bertozzi chiede di far luce. "Già vent’anni fa - evidenzia -, la realizzazione di queste casse di espansione era ritenuta strategica dagli Enti Locali, dalla Regione e dal Ministero dell’Ambiente, visto che era anche stata finanziata con 8 milioni di euro. Ed evidentemente è ancora strategica perchè l’opera è contenuta nel piano speciale". Sarà quindi la Procura a stabilire "se ci sono profili di responsabilità penale, ed eventualmente se c’è un nesso di causalità tra l’alluvione del maggio 2023 e la mancata realizzazione delle casse".

La storia di quelle casse risale al 1992, quando su commissione della Provincia di Ravenna, l’Università di Bologna definì in uno studio la costruzione, in complessivi 65 ettari di terreno individuate nel territorio riolese e faentino, di tre casse di espansione, una a monte, una a valle e una intermedia, che fossero in grado di cubare 6 milioni di metri cubi d’acqua e quindi atte a mitigare il rischio idrogeologico in caso di piena. Il progetto prevedeva la realizzazione degli invasi attraverso l’attività estrattiva di ghiaia da parte di soggetti privati, ed in seguito la realizzazione delle casse di espansione con muri in cemento. Al progetto preliminare approvato nel 2002, seguì poi il progetto definitivo.

"Nel 2005 - specifica Bertozzi -, fu firmato un accordo quadro tra tutti gli enti coinvolti e nel 2007 fu stipulata una convenzione di 5 anni con i soggetti privati incaricati della rimozione della ghiaia". Nel caso della cava Ca Lolli però "i lavori andarono a rilento e alla fine fu richiesta una proroga di un anno, che non era prevista nel contratto, per motivi economici". Furono infatti quelli gli anni della crisi economica globale.

"Le proroghe concesse dal comune complessivamente furono tre, e nel 2018, alla quarta richiesta presentata dai soggetti privati il funzionario della Regione competente diede parere negativo facendo una serie di considerazioni, tra cui la strategicità della realizzazione della cassa di espansione. Da quell’anno però non è successo assolutamente nulla. La Regione negò la proroga, e iniziarono le vicende giudiziarie. Nel frattempo furono stanziati 8 milioni per le casse di espansione ma i lavori non sono mai più proseguiti. Il Comune in quel momento poteva escutere le fideiussioni ma non lo fece ed anzi una compagnia assicurativa andò in causa con il comune".

A luglio 2020 "il consiglio comunale di Faenza ha deliberato la proposta di esproprio di quei terreni avanzata dalla Regione per un valore di 667mila euro". Così si arriva poi al 2024: "Il 10 febbraio viene inviata al comune una nota firmata dalla Regione - dice Bertozzi -, che trasmette un decreto del 2022 con il quale si dava il via alla ripresa del procedimento di esproprio. Di tale decreto era mancata la trasmissione". In conclusione: "Quest’opera è stata rallentata. Perché?" A verificarlo però sarà ora la magistratura, e forse non solo, visto che gli atti saranno anche oggetto di interrogazioni parlamentari: "Ho interessato i nostri rappresentanti - ha concluso Bertozzi -, per chiedere se il Ministero dell’Ambiente che aveva stanziato i fondi sia a conoscenza di quanto accaduto in questi vent’anni".

d.v.