REDAZIONE RAVENNA

Caso Mib Service. In trenta a processo. Mascia e Ricciardella patteggiano una multa

Tra i rinviati a giudizio figura anche la legale rappresentante di Papeete e Villapapeete. L’indagine era partita da una verifica fiscale della Guardia di Finanza: la srl ha ora un curatore fallimentare.

Caso Mib Service. In trenta a processo. Mascia e Ricciardella patteggiano una multa

Trenta rinvii a giudizio di cui 29 persone fisiche e la stessa Mib Service, la società da cui tutto era scaturito e al momento seguita da un curatore fallimentare. Per loro se ne parlerà a metà maggio davanti al collegio penale del tribunale. In tre sono poi stati assolte in quanto i fatti loro contestati, sono stati ritenuti particolarmente tenui. Quindi per 29 capi d’imputazione sparsi tra vari accusati, è stato pronunciato un proscioglimento per prescrizione. Per dieci il via libera al patteggiamento.

È quanto deciso nel primo pomeriggio di ieri dal gup Janos Barlotti al termine dell’udienza preliminare sulla ravennate Mib Service, srl nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche fornendo loro consulenze mirate: ma in realtà trasformatasi, secondo gli inquirenti, in una sorta di cartiera evoluta attraverso un elaborato metodo di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, degli amministratori delle stesse aziende clienti.

L’inchiesta era partita il 14 dicembre del 2017 da una verifica fiscale della guardia di Finanza in merito al rispetto della normativa tributaria sull’Iva per il periodo 2013-2016 poi via via ampliato fino al 2019. Il 15 giugno del 2019 era scattato un primo decreto di sequestro preventivo nei confronti dei vertici societari per associazione per delinquere parzialmente riformato dal tribunale del Riesame. La configurabilità dei reati contestati era però rimasta intatta trovando conferma anche in Cassazione.

Dalle indagini, secondo l’accusa, era emerso che Mib, dopo avere sottoscritto i contratti di appalto, "assumeva i dipendenti già impiegati" e addirittura talvolta anche "i soci-amministratori delle società committenti". In definitiva tutti "continuavano a eseguire la medesima attività che svolgevano". Le verifiche avevano finito dunque per coinvolgere una trentina di imprenditori, soprattutto del settore dell’intrattenimento o della ricezione alberghiera: perlopiù accusati di avere usato le fatture della Mib relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti al fine di evadere imposte sui redditi e sul valore aggiunto

Tra gli imputati finiti a processo, figurano (per citare i più noti) Rossella Casanova in qualità di legale rappresentante di Papeete srl (il noto stabilimento balneare di Milano Marittima frequentato anche da Matteo Salvini), Villapapeete srl e hotel Napoleon (è difesa dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini). A processo pure Nicolò Scialfa, legale rappresentante di Tropicana 2003 (avvocato Fabrizio Briganti) e Alessandro Mercatali della Boca srl (avvocato Ermanno Cicognani).

A processo andranno pure i quattro vertici di Mib: Andrea Bagnoli, Michele Mattioli, Christian Leonelli e Massimiliano Mattioli (avvocati Donato Santoro, Maria Cristina Colonnelli, Antonio Villani, Massimo Leone), ai quali è stata contestata a vario titolo l’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati tributari. Tra chi ha patteggiato, ci sono Mascia Ferri: 4.500 euro di multa; e Cristiano Ricciardella: 4.950 euro di multa (avvocati Giovanni Scudellari e Antonio Primiani). "Indipendentemente da ipotesi di responsabilità che i miei assistiti hanno sempre respinto rivendicando la correttezza del loro agire imprenditoriale - ha detto l’avvocato Scudellari -, la possibilità di risolvere l’intero procedimento penale con una sanzione pecuniaria estremamente limitata, dimostra in ogni caso l’assoluta lievità delle condotte loro contestate".