GIORGIO COSTA
Cronaca

Carlo e Camilla a Ravenna, delirio ‘reale’ per Caprarica: quella (quasi) gaffe con l’allora principe...

Prima della visita del 10 aprile, l’Associazione culturale Italo-Britannica, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, ha organizzato una gremitissima conferenza con ospite il popolarissimo ex corrispondente Rai che ha raccontato molti aneddoti sulla Royal Family britannica

La conferenza sui reali della Gran Bretagna tenuta a Ravenna dal noto giornalista Rai Antonio Caprarica

La conferenza sui reali della Gran Bretagna tenuta a Ravenna dal noto giornalista Rai Antonio Caprarica

Ravenna, 22 marzo 2025 – Un Re, Carlo III°, che esercita in maniera discreta ma assai decisa i suoi (neanche troppo) soft power, in grado di invitare Trump e consorte al castello di Balmoral (cosa mai fatta prima) e il giorno dopo di aprire le porte di Buckingham Palace a Zelensky. Un Re che spende fondi della Corona per restaurare antiche pievi tra Romagna e Toscana e che è in grado di discettare sulle diverse caratteristiche dell’olio italiano, da quello pugliese a quello del Garda distinguendolo perfettamente da quello toscano.

Un Re che vuole visitare Ravenna perché conosce profondamente la cultura italiana, perché ama il nostro Paese, e le sue bellezze, come forse noi non lo amiamo. E per il peso che ha Ravenna nella cultura dell’Occidente.

Ha fatto bene - alla vigilia della visita di Re Carlo e Camilla a Ravenna prevista per il 10 aprile - l’Associazione culturale Italo-Britannica di Ravenna, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, a organizzare una gremitissima conferenza presso la Sala D’Attorre di Ravenna con ospite Antonio Caprarica, grande esperto della Royal Family britannica e popolarissimo ex corrispondente RAI da Londra. E nell’attesa dell’arrivo di Re Carlo III a Ravenna ha parlato sul tema "Reali e poeti nel Belpaese”, sfruttando appieno la sua profonda conoscenza della società britannica e la vasta esperienza internazionale accumulata in anni di reportage televisivi dall’estero, visto che per la Rai Caprarica è stato inviato di guerra in Afghanistan e Iraq, poi corrispondente da Gerusalemme, Il Cairo, Mosca, Parigi e, naturalmente, Londra.

E proprio mentre era corrispondente da Londra - siamo nel 1998, sei mesi dopo la morte di Diana Spencer ha raccontato il giornalista - venne invitato a un incontro a Windsor con una sessantina di invitati. Lui e la moglie vennero selezionati per la presentazione diretta al principe Carlo che domandò a Caprarica di cosa si occupasse a Londra: “Di lei, e non è facile rendere simpatica la sua faccia agli italiani”. Il principe lo guarda stupito e la moglie lo salva: “Deve sapere – si inventa al volo – che le donne italiane sono innamorate di lei”. Il principe sorride, chissà se ci crede, ma Caprarica è uscito dal tunnel in cui si era cacciato.

“Avessero potuto – spiega il giornalista – gli inglesi avrebbero scelto il figlio di Diana, William, come Re sia per la sua esibita informalità sia per la loro estrema difesa della privacy. Dando però l’idea di una monarchia in touch, a contatto, con la gente, quell’idea che Diana aveva incarnato”.

E Re Carlo, tuttavia, cerca di incarnare questa idea e si lascia perfino baciare, sconfessando la tradizione che la Regina non si poteva nemmeno toccare (e se sa qualcosa Michelle Obama che venne ripresa per averle messo un braccio intorno al collo). Un segno che la Corona si adatta al 22° secolo, che ammette addirittura il nuovo matrimonio dei divorziati, avversato dalla Chiesa anglicana; e proprio per questo suo adattarsi, ha spiegato Caprarica, "ha buone possibilità di sopravvivere” e si restare “un anacronismo fondante della identità inglese ancora oggi” dopo la scelta di uscire dall’Europa.

E gli inglesi amano l’Italia come patria per eccellenza del viaggio, inglesi affascinati dal viaggiare e in questo senso contrapposti agli italiani amanti della bellezza. Una peculiarità che porta letterati e poeti a partire, siamo in pieno Settecento, per quella meta esotica che erano i paesi del Sud Europa e in particolare l’Italia. "Fino al ‘600 erano gli italiani a viaggiare – ha spiegato Caprarica – e non è un caso che a Londra ci sia Lombard street, la strada dei longobardi”, di coloro che venivano in Inghilterra per svolgere l’attività delle agenzie di pegno iniziata dai banchieri della città di Asti e poi dai fiorentini, a portare denari per la Corona. Poi, dal ‘700, tutto cambia, i costumi inglesi si allentano durante “l’era dei 4 Giorgi”, un contesto assolutamente privo di moralità e caratterizzato da una assoluta libertà sessuale. E qui arriviamo a Byron, al suo viaggio in Italia, a Ravenna in particolare, che gli ha dedicato, realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, un museo che ne ricorda la vita in quel palazzo Guiccioli che era anche uno zoo. Byron viaggiava con scimmie e pavoni e si intratteneva con la giovanissima moglie del conte Guiccioli, nella stanza a fianco a quella in cui il marito riposava. Per la papalina Ravenna, siamo nel 1819, in piena Restaurazione, non era cosa da poco.