Camminare al cimitero. Il monumentale diventa un luogo d’arte: "I morti danno risposte"

Dal 7 al 20 ottobre la performance ’Nephesh. Proteggere l’ombra’. I partecipanti, che indosseranno cuffie che trasmettono voci e suoni,. passeggeranno tra le tombe e rifletteranno sul significato dell’esistenza.

Camminare al cimitero. Il monumentale diventa un luogo d’arte: "I morti danno risposte"

Dal 7 al 20 ottobre la performance ’Nephesh. Proteggere l’ombra’. I partecipanti, che indosseranno cuffie che trasmettono voci e suoni,. passeggeranno tra le tombe e rifletteranno sul significato dell’esistenza.

Camminare all’interno del cimitero monumentale di Ravenna, in rigoroso silenzio insieme a un piccolo gruppo di persone, mentre delle voci in cuffia invitano a riflettere sul tema della precarietà della vita e a eseguire ‘azioni’ simboliche, è certamente un’esperienza emozionante. Questo è in sintesi l’essenza della performance ‘Nephesh. Proteggere l’ombra’, che conclude il ‘Prologo’ de ‘La Stagione dei teatri’ dal 7 al 20 ottobre al cimitero. Tutti i giorni dalle 17, per circa un’ora e quaranta minuti, 20 spettatori per volta potranno eseguire un percorso tra tombe e lapidi, polvere e ombre, iscrizioni e sculture, senza recare alcun disturbo alle funzioni o frequentazioni del cimitero, perché muniti di cuffie e dispositivi di riproduzione sonora. Cosa resta dopo la morte? Quali pensieri ci assalgono, quando varchiamo la soglia di un cimitero? Cosa cerchiamo, di vivo, tra i morti? Sono queste le domande che si sono posti Alessandro Renda, attore delle Albe, e Tahar Lamri, scrittore. Il progetto è partito su sollecitazione di Azimut e in accordo con il Comune.

"La performance è legata a un pensiero nato nel nostro cimitero – spiega Marcella Nonni, direttrice di Ravenna Teatro –, ma con l’idea di poter poi essere portata altrove, per esempio nei cimiteri di Bologna, Russi, Conselice". "Abbiamo accolto con slancio questo spunto – aggiunge l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia –. Pur consapevoli che non si può trasformare un luogo di memoria in un luogo di spettacolo, abbiamo però pensato all’utilità di un progetto che aiuti a scoprire qualcosa di nuovo". A spiegare come si è accesa la ‘lampadina’ è stato Marco Turchetti, presidente di Azumut, con alle spalle una lunga esperienza a titolo personale con Ravenna Teatro. "Ho partecipato al progetto sulla Divina Commedia – racconta – ed è stato partecipando a un coro nel Paradiso che mi sono rimaste impresse alcune domande sulla vita e la morte che poi ho ripreso in un secondo momento. Da qui la convinzione che si potessero integrare i servizi con un contenuto sociale per fruire del cimitero in modo diverso".

Nel tardo pomeriggio di ieri, si è tenuta una prima assoluta della performance che è molto tecnologica con musiche e montaggio di Francesco Tedde, missaggio di Cecilia Pellegrini, realizzazione tecnica di Antropotopia. "Il regista Alessandro Renda e io siamo entrati al cimitero in punta di piedi – afferma Lamri – e ci siamo interrogati su di noi. Le risposte ci sono state suggerite dal luogo stesso. Ogni tappa del percorso ha un suo motivo". Poi è stato Renda a condurre il primo gruppo all’interno del cimitero, a fare scoprire angoli suggestivi, invitando anche ad alcune esperienze sensoriali come il toccare i ‘minerali’ di una lapide, togliere il tappo da una bottiglietta in vetro alla scoperta di profumi dimenticati, circondare un albero per interrogarsi su come liberarsi del proprio corpo… Ed è lui in cuffia, alternandosi con Lamri e Gemma Hansson Carbone, a lanciare alcuni ’sassolini’: "L’ossessione della morte è pari a quella per la sopravvivenza". "Abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci accorgiamo di averne una". "Le scadenze quotidiane nascondono le scadenze della vita". "La scomparsa dell’altro ci parla anche della nostra, inconsciamente sappiamo che un giorno capiterà a noi".

Roberta Bezzi