Ravenna, 5 ottobre 2019 - Le batane tornano una alla volta dal centro della Valle della Canna col loro carico di morte. Scaricano sacchi neri pieni di alzavole, anatre, beccaccini, avocette. Tutti uccelli ammazzati dal botulino (foto) che ha appestato quest’area, a causa di pozze putride, lasciate marcire per non aver immesso acqua pulita. In alcune ceste, arrivano a terra anche gli esemplari ancora vivi: l’immagine è ancora più triste di quella della conta degli acquatici morti. I sopravvissuti sono paralizzati, muovono a malapena la testa e gli occhi. Sono poco meno di duecento, quasi tutti giovani. Ne sopravviverà, ad essere ottimisti, il 10%. Per tutta la giornata di ieri gruppi di volontari (cacciatori, associazioni venatorie, Atc, ) con agenti della Polizia locale addetti alla vigilanza delle zone naturali e servizio Ambiente del Comune, hanno fatto la spola tra il centro della valle, dove ci sono canneti e macchie di vegetazione, per portare a terra gli animali.
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A fine giornata il conto parla di 1075 acquatici morti e 185 ancora vivi. Oggi il lavoro dei volontari proseguirà e salirà il numero dei decessi. «La malattia è in uno stato troppo avanzato, meglio non aspettarsi nulla di buono» diceva ieri scuotendo la testa Gino Ranieri, coordinatore degli Atc. Giorgio Ballardini di Sant’Alberto, è arrivato a terra con la batana quasi con le lacrime agli occhi: «Povera valle. per secoli ci ha dato da mangiare grazie a caccia, pesca, raccolta della canna. Oggi è lì che muore. Quanti uccelli morti ho visto! Ci vorranno giorni per raccoglierli tutti». Gli acquatici portati a terra ancora vivi, vengono sistemati con cura sul cassone scoperto di un furgone. Qui ricevono le prime cure, per poi essere avviati al Centro Recupero Avifauna. Pochi di loro se la caveranno. Roberta Benigno, del servizio Ambiente del Comune, tiene un codone in braccio, testa e collo penzolante. «Stiamo cercando di reidratare questi poveri animali per vedere se hanno una reazione. Temo che se ne salveranno pochissimi».
«E’ tutta la valle che è in sofferenza – aggiunge Pasquale Mingozzi – non è possibile che ci sia una quantità enorme di nutrie, anche questo è un segnale di poca cura dell’ambiente». Tra i volontari Giancarlo Mariani, uno dei più assidui frequentatori della valle per il ruolo di censitore della fauna. Si aggira più che altro sconsolato e affranto, lui che a metà settembre ha contato 4mila alzavole nella Valle della Canna. Quante se ne salveranno alla fine della conta? Per quanto riguarda il livello dell’acqua, la pioggia di giovedì notte ha dato un po’ di respiro all’ambiente vallivo, così come il calo delle temperature. Domani verrà immessa acqua fresca grazie a Romagna Acque e Ravenna Servizi industriali. Resta però aperto il dubbio sul futuro. Come proseguirà la gestione di quest’area di 500 ettari? Chi, e come, regolerà l’afflusso di acqua nei periodi di siccità e calura? Chi deciderà se far seccare la valle in estate per bonificarla prima di reimmettere acqua pulita? Finita la conta degli uccelli morti bisognerà anche rispondere a questi interrogativi.
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