Il processo sul relitto della motonave Berkan B, affondata nel porto di Ravenna e abbandonata a sé stessa per due anni senza essere bonificata dai carburanti presenti a bordo, ha visto una nuova udienza ieri, a seguito dell’annullamento della sentenza di primo grado da parte della Cassazione.
In particolare, la Cassazione aveva rinviato il caso, dopo che il Gup del tribunale di Ravenna a ottobre 2022 aveva derubricato il reato di inquinamento ambientale da doloso a colposo, condannando Rossi a una più mite ammenda a 8000 euro, nonché al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni per le parti civili: Italia Nostra, Oipa Italia, Legambiente Emilia Romagna, Anpana, Nogez e Wwf Italia, nella misura di mille euro ciascuna.
La sentenza, pronunciata al termine del rito abbreviato, aveva riconosciuto all’imputato le attenuanti per "essersi adoperato per elidere le conseguenze dannose del reato".
Ieri, la difesa di Rossi (avvocato Luca Sirotti), rimasto unico imputato dopo l’assoluzione dell’ex segretario generale Paolo Ferrandino, chiedeva l’incompatibilità del giudice Andra Galanti, poiché riteneva che avesse già analizzato la posizione di un altro imputato, il demolitore del relitto. Tuttavia, il giudice ha deciso di non astenersi, ritenendo che non avesse esaminato la posizione di Rossi sull’inquinamento ambientale e ha fissato una nuova udienza per marzo 2025.
Inoltre, la difesa di Rossi chiedeva l’estromissione delle parti civili, composte da diverse associazioni ambientaliste. Tuttavia, il giudice ha confermato il loro diritto a costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento dei danni. Il fatto che il giudice non sia cambiato, secondo le associazioni, allontanerebbe lo spettro di una prescrizione a breve e ma si sentono sollevate dalla decisione del giudice di permettere il proseguimento del processo. Questo dopo che nel 2023 era già stata archiviata una analoga denuncia per discarica abusiva contro il cosiddetto “cimitero delle navi”, materiali pericolosi e tre relitti da 100 metri di lunghezza, e altri due più piccoli, che ancora permangono indisturbati e affondati da almeno 15 anni nel canale Piomboni.