Una vicenda di gelosia accecante, consumatasi nell’area lughese, ha tenuto banco in tribunale, culminando nella condanna di una 42enne residente ad Alfonsine. La donna è stata ritenuta colpevole di lesioni aggravate e minacce per aver aggredito una rivale in amore, una donna di vent’anni più grande, durante un violento alterco avvenuto il 20 aprile 2020 a Fusignano. La sentenza del giudice Federica Lipovscek ha inflitto alla 42enne un anno e tre mesi di reclusione, oltre all’obbligo di rifondere le spese legali alla vittima, parte civile con la tutela dell’avvocato Pier Giorgio Berardi.
Il caso ruota attorno a un intreccio sentimentale complicato: le due donne si erano contese le attenzioni di un cittadino ucraino di 31 anni. Secondo quanto ricostruito in aula, la 42enne – forse sentendosi tradita e abbandonata quando il suo compagno l’aveva lasciata per la rivale – avrebbe scatenato l’escalation di violenza dopo avere incrociato la coppia, non si sa se per caso o volutamente. Quel giorno, l’uomo e la compagna si erano recati a Fusignano per recuperare gli attrezzi di quest’ultimo presso un cantiere. Ed è a questo punto che la situazione è degenerata. Scendendo dall’auto, la 62enne si è vista attaccata dalla più giovane, che, armata di un bastone, ha cominciato a colpire il veicolo e poi lei stessa. La scena si è fatta ancora più inquietante quando, secondo la testimonianza della vittima, la sua rivale avrebbe estratto un coltello, minacciando: "Ti ammazzo, non crescerai i miei figli."
A quel punto, l’uomo, accorso nel tentativo di disarmare la sua ex compagna, è rimasto ferito nella colluttazione con tagli al braccio, mentre la donna che cercava di proteggere al processo ha esibito il referto di un lieve trauma cranico. Tutto finito? No, almeno secondo la versione fornita dalla 42enne, per la quale la sera stessa i due avrebbero tentato di vendicarsi, presentandosi davanti alla sua abitazione di Alfonsine con un bastone e danneggiando la porta di casa. Questa ricostruzione, però, non ha trovato conferma in sede processuale. La donna aveva effettivamente chiamato i carabinieri quella notte, ma quando le forze dell’ordine erano giunte sul posto, non avevano riscontrato segni evidenti di violenza su di lei. Solo in un secondo momento, la 42enne aveva inviato ai carabinieri una foto che mostrava delle ecchimosi al volto, lesioni che però i militari non avevano ravvisato durante il loro intervento.
Al processo, l’uomo e la 62enne erano a loro volta imputati e, difesi rispettivamente dagli avvocati Andrea Strocchi e Pier Giorgio Berardi, sono stati assolti dalle accuse mosse dalla 42enne, che era difesa dall’avvocato Raffaele Coletta.
Lorenzo Priviato