REDAZIONE RAVENNA

Bancarotta Scs srl: condannati Giuseppe Musca e Susi Ghiselli, assolti altri imputati

Giuseppe Musca e Susi Ghiselli condannati per bancarotta della Scs srl a Ravenna. Assolti Nicola Musca e Antonio Costa.

Giuseppe Musca con il figlio Nicola durante una delle udienze in tribunale. a Ravenna (Zani)

Giuseppe Musca con il figlio Nicola durante una delle udienze in tribunale. a Ravenna (Zani)

Quattro anni di reclusione per l’immobiliarista 74enne Giuseppe Musca e tre anni per la moglie 56enne Susi Ghiselli. Sono invece stati assolti il figlio del primo, l’imprenditore 45enne Nicola Musca ("per non avere commesso il fatto"); e il 76enne Antonio Costa ("perché il fatto non costituisce reato"). Si è chiuso così nel primo pomeriggio di ieri davanti al collegio penale del tribunale presieduto dal giudice Antonella Guidomei, il processo per la bancarotta della società di consulenze e gestione contabile Scs srl con sede operativa a Ravenna. Un quinto imputato, un 74enne tirato in ballo per la sola bancarotta semplice, aveva a suo tempo scelto un’altra strada processuale beneficiando di una messa alla prova.

Secondo quanto contestato dal pm Lucrezia Ciriello nella richiesta di rinvio a giudizio, Musca senior era stato amministratore unico della società dal dicembre 2011 al marzo 2012 e comunque amministratore di fatto; Ghiselli era stata consigliere dal maggio 2014 al maggio 2016 oltre che amministratrice di fatto. Musca junior era stato consigliere dal gennaio 2015 e amministratore delegato dal febbraio dello stesso anno.

Per la procura avevano concorso nella bancarotta tutti occultando le scritture contabili. Musca senior e la moglie - prosegue l’accusa - avrebbero distratto tra il 2014 e il 2015 oltre 37 mila euro per spese personali: vedi viaggi e pacchetti turistici a Barcellona, Miami e New York. E poi ancora più di 36 mila euro tra febbraio e maggio 2016 per spese relative a un contratto di locazione a uso foresteria e alla ristrutturazione del proprio appartamento a Ravenna mediante bonifici dai conti correnti della srl poi fallita. Da ultimo il solo Musca senior avrebbe distratto circa 59 mila euro in relazione al credito vantato da Italventure Sa (società svizzera ricondotta dalla guardia di Finanza alla famiglia Musca) attraverso una rappresentazione ritenuta falsa dell’estinzione del debito verso la srl fallita.

Secondo la difesa Costa (avvocato Filippo Furno), l’imputato non aveva commesso il fatto a lui attribuito; in subordine andava assolto perché il fatto non costituiva reato, come in effetti accaduto: cioè se anche se avesse commesso il fatto, non ve n’era stata consapevolezza. Per quanto gli altri indagati (per Musca senior sempre l’avvocato Furno; per la moglie, gli avvocati Giovanni Scudellari e Antonio Primiani; e per Musca junior l’avvocato Giorgio Guerra), per le difese i viaggi erano stati effettivamente di lavoro e documentati: vedi in America per il creatore di ’Ishikawa’ Angelo Lupis.

In quanto alle spese di ristrutturazione, erano state a beneficio di un immobile che sarebbe stato messo a disposizione dell’amministratore di Scs il quale avrebbe risparmiato (o, al più, pareggiato) i costi di pernotto che avrebbe dovuto affrontare per stare a Ravenna. Circa la contabilità, nessun occultamento; e comunque si trovava già agli atti acquisita dalla Finanza e in possesso della curatela fallimentare: come dire che non avrebbe avuto senso farla sparire. Da ultimo, il credito sarebbe stato effettivamente estinto.

Andrea Colombari