Gianni Bambini, amministratore unico della società ravennate di servizi nel settore offshore che porta il suo nome, spera di ottenere lo stesso risultato del 2020 quando, in pieno Covid, l’equipaggio di una sua nave era bloccato da 8 mesi in Angola. Il comandante confezionò un video con le voci dei marittimi e Confitarma, l’associazione armatoriale a cui Bambini aderisce, lo fece avere alle tv. Dopo una settimana, un aereo della Farnesina li prelevò e li riportò in Italia. "Mi arrivò una signora fattura – racconta –, ma finalmente erano rientrati in famiglia". Ieri ha deciso di ripercorrere la stessa strada e insieme a Confitarma ha prodotto una nota dove si esprime forte preoccupazione per la situazione che stanno vivendo le aziende italiane che operano nella Repubblica del Congo e sono impegnate nell’attività di approvvigionamento di gas naturale verso l’Italia. Anche questa volta l’obiettivo è ottenere l’attenzione del governo, in considerazione del fatto che la Repubblica del Congo è fondamentale nella strategia del premier Meloni per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico del nostro Paese, in conseguenza dello stop dell’import di gas naturale dalla Russia per via della guerra in Ucraina.
Ma a causa di impedimenti burocratici locali, che stanno bloccando i flussi finanziari dal paese africano verso l’estero, "le imprese saranno costrette ad andarsene, mettendo a repentaglio le forniture energetiche provenienti dalla Repubblica del Congo", dice Confitarma, che auspica un forte intervento ai più alti livelli istituzionali. "Questi blocchi coinvolgono i compensi che abbiamo percepito per servizi regolarmente forniti sulla base dei contratti stipulati con le principali compagnie petrolifere. Lavoriamo in Congo dal 2001 e questo problema non si è mai posto, ma da qualche mese per fare rientrare in Italia il denaro depositato nelle banche congolesi è necessaria un’autorizzazione della Banca centrale degli Stati dell’Africa Centrale e le cose vanno molto a rilento. Tutte le aziende straniere sono in queste condizioni". Bambini tiene a precisare che, dopo il concordato del 2021, la sua società "è sana, il bilancio è controllato, il fatturato è di quasi 30 milioni (+20%), tutte le 18 navi lavorano, parte in Italia e parte in Africa, gli stipendi sono pagati regolarmente e assume, nessun fornitore e nessun dipendente è a rischio". Occorre che "i trasferimenti finanziari avvengano regolarmente e con continuità dal Congo in Italia. In caso contrario, il gas non arriverà e si investirà altrove".