Per inquadrare la capacità a testimoniare e la valenza del contenuto delle dichiarazioni di quel bimbo di sette anni, il quale aveva riferito di essere stato molestato da un ex collega del padre a Faenza, sarebbe stato necessario visitare il piccolo. Tuttavia dopo vari tentativi con la sua famiglia, la psicoterapeuta Valentina Montuschi ha dovuto rinunciare riportandosi all’esame del materiale già agli atti. Il gip Andrea Galanti, alla presenza del pm Lucrezia Ciriello, ha così dichiarato ieri mattina chiuso l’incidente probatorio restituendo il fascicolo alla procura. La difesa - avvocato Nicola Laghi -, anche alla luce del fatto che la famiglia del piccolo si sia defilata in questa fase delicata, è tornata a chiedere l’archiviazione del fascicolo aperto a carico di un ultra-cinquantenne accusato di avere dato un bacio in bocca al bambino (è indagato per violenza sessuale).
A denunciarlo, era stato proprio il padre del piccolo in seguito a un’accesa discussione tra i due uomini. Da qui la necessità di ascoltare il bambino in un contesto protetto. È così che nel maggio scorso il piccolo aveva in sintesi confermato di avere ricevuto quel bacio dall’adulto. Una versione che secondo la difesa presentava alcune incongruenze: ecco che allora era stato chiesto alla procura una eventuale analisi sia delle dichiarazioni del piccolo che un vaglio del suo sviluppo cognitivo in relazione alla vicenda narrata. Ma, nonostante i tentativi della psicoterapeuta incaricata, sembra che la famiglia non si sia mai resa disponibile a fare incontrare il bimbo all’esperta.
I due uomini, ex colleghi, erano rimasti amici fino al giugno 2023 quando i rapporti si erano incrinati. L’epilogo era arrivato con un violento litigio, con confronto fisico, avvenuto il 2 settembre di quell’anno. Due giorni dopo, l’ultra-cinquantenne aveva presentato querela per lesioni personali. L’ex amico era stato convocato in caserma il 4 settembre per il verbale di identificazione e per essere messo al corrente della denuncia a suo carico. Il giorno dopo, in maniera ritenuta dagli inquirenti "singolare per la tempistica", aveva portato il figlio al pronto soccorso di Faenza. E il 6 settembre si era presentato al Commissariato manfredo per querelare l’ultra-cinquantenne per lesioni al figlio accusandolo inoltre di averlo baciato sulla bocca. Nella querela aveva riferito che il bambino gli aveva confidato di molestie subite dall’ex collega: quel bacio appunto. I carabinieri erano arrivati a non escludere che la querela del genitore potesse essere di natura pretestuosa: fatta cioè scopo ritorsivo, per generare un danno all’ex amico ormai divenuto rivale. A questo punto sarà la procura a valutare se davvero era accaduto così o se invece c’erano effettivamente state molestie sul piccolo. Qualsiasi sia lo scenario finale, il bimbo resta la principale vittima di questa storia.
a.col.