
Di questi tre temi il sindaco di Faenza Massimo Isola ha discusso ieri con il commissario alla ricostruzione Fabrizio Curcio
"Siamo entrati in un’epoca nuova". È questa la sintesi dell’incontro avuto ieri dal sindaco di Faenza, Massimo Isola, con il nuovo commissario alla ricostruzione Fabrizio Curcio, a sei giorni dall’allerta rossa che ha per l’ennesima volta tenuto Faenza col fiato sospeso, e che in varie parti del territorio ha preso la forma della quarta alluvione in due anni. L’ennesimo evento estremo è forse quello che più ha messo in dubbio le ormai poche certezze rimaste: l’evoluzione dell’allerta in senso opposto alle previsioni – con tanto di genitori chiamati in extremis a recuperare i figli a scuola – e il prendere forma di un’area allagabile di proporzioni abnormi, dalle terme di Brisighella fino alle porte di Faenza, che il Lamone ha sostanzialmente creato in autonomia, sono il termometro di parametri climatici ormai completamente impazziti rispetto ai modelli di cui gli esperti dispongono.
Al momento da Palazzo Manfredi non trapelano dichiarazioni circa i contenuti del colloquio, che però dovrebbe aver seguito tre distinti binari. Il primo era davanti a tutti nel pomeriggio di venerdì: il Lamone non ha atteso i tempi della burocrazia per dotarsi di un’area allagabile, che le carte prevedevano costituita da due zone a nord e a sud di via Molino del Rosso. La stessa strada è però finita sommersa, in quel mare interno che sei giorni fa ha preso vita a monte di Brisighella e si è fermato solo all’altezza di via Calbetta, appena poche decine di metri dentro l’area urbana di Faenza. Ma perché una porzione di territorio così ampia possa essere considerata area allagabile occorrerà mettere gli agricoltori in condizione di potersi rialzare nei casi in cui i loro terreni finiscano sommersi. Il secondo aspetto è strettamente legato al primo: le abitazioni isolate che sono finite sommerse due, tre o quattro volte dovranno essere delocalizzate. L’elenco è lungo, più di quanto ci si sarebbe aspettati appena alcuni mesi fa: sul tavolo potrebbero finire via Casale, via Sarna, l’area della terme di Brisighella, quella delle terme di Riolo. Anche su questo aspetto, come sul primo, Isola avrebbe chiesto a Curcio di mettere in campo le deroghe normative necessarie per far uscire la Romagna dal limbo quanto prima. Il terzo tema, anch’esso intrecciato al primo, è quello relativo alle opere da costruire per proteggere quelle aree del territorio troppo fragili per essere abitate in queste condizioni, ma troppo popolate per poterle evacuare, ‘too big to fail’, come si diceva al tempo della crisi dell’eurozona.
E in cima alla lista c’è il Borgo Durbecco: sulla cassa di espansione prevista sul lato sud di via Cimatti Palazzo Manfredi chiede gli strumenti per accelerare, e dotare di una protezione quello che oggi appare come uno dei quartieri più a rischio d’Italia. Molti quesiti rimangono per il momento sullo sfondo: un piano d’evacuazione per le scuole analogo a quello che esiste sul fronte sismico – l’ipotesi per ora pare non sarà approfondita in quanto nessuno degli istituti oggi esistenti sorge in zone critiche – la possibile rimessa in discussione della ricostruzione dell’asilo il Girasole nel punto in sorgeva prima (che fare se la scuola rimanesse priva di iscritti?). I nodi sono molti, paradossalmente più di quanti se ne potevano immaginare nel maggio nel 2023, quando veniva ancora adoperato il termine "evento eccezionale". Ma, trapela da Palazzo Manfredi, ormai "è chiaro a tutti che il tempo è scaduto".
Filippo Donati