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Apre ’Com’eri vestita?’ Mostra contro la violenza

L’esposizione alla Molinella ricostruisce i vestiti che indossavano le vittime. Organizzata da Sos Donna, l’inaugurazione è stasera alle 18.30.

Tute per il jogging, tenute casual, abiti da sera, da ufficio, o ancora cardigan, kimono, salopette: è sufficiente un’occhiata agli abiti che indossavano le vittime della violenza di genere per rendersi conto di quanto il patriarcato sia l’ideologia che nella storia ha scelto i suoi bersagli più indiscriminatamente, in qualunque società. Gli abiti di quelle vittime sono il corpo e l’anima della mostra ‘Com’eri vestita? - Rispondono le sopravvissute alla violenza sessuale,’ curata da Sos Donna, che verrà inaugurata oggi alle 18.30 alla Galleria della Molinella. Quello compiuto dal Centro antiviolenza ‘Cerchi d’acqua’ di Milano è un lavoro di ricucitura di venti vite – tanti sono i completi in mostra – fino ad allora estranee, che la violenza di cui sono state vittime ha fatto convergere verso un unico punto, quel ‘qui e ora’ che vede metà dell’umanità ancora in lotta per l’emancipazione, a ormai 250 anni dalle prime vittorie dei diritti umani. Dove ha sbagliato la storia? In parte, suggerisce la mostra, lo ha fatto nel porre le domande sbagliate alla vittima e non al suo persecutore, la prima delle quali è appunto ‘com’eri vestita?’. "La mostra trae ispirazione dalla poesia ‘What I was Wearing’ (‘Cosa indossavo’) di Mary Simmerling, e da un’analoga mostra sviluppata nel 2013, con il titolo ‘What Were You Wearing?’ (‘Cosa indossavi?’), delle docenti Mary Wyandt-Hiebert e Jen Brockman", spiega Sos Donna. "È nata dal bisogno di scuotere l’attenzione del pubblico e sfatare uno dei principali stereotipi sulla violenza sessuale, che cerca di rovesciare sulle donne la responsabilità del crimine subito: quello di aver indossato un abbigliamento ‘provocante’. Non c’è nulla di provocante in un pigiama grigio e azzurrino di flanella, in un paio di jeans e una maglietta, in una gonna al ginocchio, in un maglione. E al di là di questo, l’unica causa scatenante la violenza è la mentalità maschilista e patriarcale di chi la agisce".

La mostra, itinerante grazie al sostegno di ‘D.i.Re-Donne in rete contro la violenza’ rimarrà aperta a ingresso libero fino al 2 maggio: dalle 16 alle 19 nei giorni 22, 23 24, 28, 29 e 30 aprile, mentre 26, 27, 28 aprile e 2 maggio le visite saranno riservate alle scuole.

Filippo Donati