REDAZIONE RAVENNA

Anno da bollino nero per lo smog. Polveri sottili, quest’anno sono già 33 gli sforamenti

Il limite da non oltrepassare, ovvero i 35 in 12 mesi, è vicino. Il 2023 invece era andato meglio. Tra le cause la ripresa dei commerci dopo il covid, ma anche la crisi che porta a risparmiare sul riscaldamento.

Anno da bollino nero per lo smog. Polveri sottili, quest’anno sono già 33 gli sforamenti

Il limite da non oltrepassare, ovvero i 35 in 12 mesi, è vicino. Il 2023 invece era andato meglio. Tra le cause la ripresa dei commerci dopo il covid, ma anche la crisi che porta a risparmiare sul riscaldamento.

Sul filo del rasoio: il 2024 rischia di far precipitare di nuovo Ravenna nel poco ambito club delle città italiane in cui si respira un’aria di cattiva qualità. Gli occhi sono puntati sulla stazione di monitoraggio di via Zalamella, dove dall’inizio dell’anno si sono contate già 33 giornate durante le quali la concentrazione di Pm10 ha superato la soglia di 50 microgrammi per metro cubo. Negli ultimi giorni, nonostante il brusco abbassamento delle temperature che ha presumibilmente spinto vari cittadini a ricorrere al riscaldamento domestico e a preferire l’auto alla bici e agli spostamenti a piedi, non si sono registrati sforamenti della soglia limite: ma a fine anno manca ancora più di un mese, e il rischio è dunque alto. Critica, ma non è una novità, la situazione al porto: la stazione locale di riferimento conta già 59 giornate oltre il limite. Per Ravenna rappresenterebbe un arretramento dopo che il 2023 – così come il 2021 e il 2020, che tuttavia rappresentano capitoli a parte in quanto scanditi da lockdown e zone rosse – si era chiuso come un’annata tutto sommato positiva. Il 2024 potrebbe insomma diventare la quinta annata da maglia nera degli ultimi dieci anni, insieme a 2022, 2019, 2017 e 2015.

Cosa non ha funzionato da un anno all’altro? I possibili capi d’imputazione sono molti, a partire dal disastro del trasporto pubblico nei mesi centrali dell’anno, quando in particolare la circolazione ferroviaria fece registrare ritardi quasi quotidiani nell’ordine anche di intere ore. Rete ferroviaria italiana e la Regione non mancarono di puntare altrove l’indice accusatorio dei pendolari: a scatenare l’inferno sui binari era stato il lunghissimo sequestro cui era stato sottoposto un binario all’altezza di Parma, deciso dalla Procura dopo il deragliamento di un merci. Sul banco degli imputati figura probabilmente anche il settore produttivo, tornato a regime dopo i lunghi strascichi post-Covid che avevano portato alcune aziende a ricevere a lungo ordinativi molto bassi.

Ma c’è anche un altro elemento, il quale paradossalmente costituisce un possibile arretramento rispetto alle pratiche comuni nel recente passato. La crisi inflattiva in corso da più di un anno – in particolare sul fronte energetico – sta costringendo sempre più a persone a riscaldare gli ambienti di casa con mezzi di fortuna o quasi, quali i camini con fiamma viva, o servendosi di caldaie cui non è stata fatta una corretta manutenzione, probabilmente in quanto la spesa è stata giudicata fra quelle ‘da tagliare’. La riprova arriva dal sempre maggior numero di persone che finiscono intossicate per aver inalato monossido di carbonio, incidente che capita solitamente a chi tiene una fiamma viva accesa in un luogo sigillato, in cui non c’è ricircolo dell’aria. La soluzione indicata dalle associazioni ambientaliste è la stessa ormai da anni: finanziare a livello governativo un grande ‘piano Marshall’ sulla casa che renda possibile coibentare e dotare di pannelli termosolari tutti o quasi gli immobili che ancora non sono all’avanguardia. Una misura del genere sembra tuttavia lontana.

L’ennesima crisi economica potrebbe insomma allontanare temporalmente il momento in cui la qualità dell’aria sarà tornata a Ravenna a livelli tali da non dover più temere lo sforamento delle 35 giornate annue.

Filippo Donati