Muore facendo wakeboard a Ravenna, Andrea Mancini aveva 55 anni

La vittima di Casalecchio di Reno (Bologna) aveva una disabilità che non aveva mai fermato la sua passione

Andrea Mancini, morto facendo wakeboard

Andrea Mancini, morto facendo wakeboard

Ravenna, 24 agosto 2022 - È morto sotto gli occhi degli altri soci con i quali condivideva la passione per questo singolare sport acquatico, il wakeboard che praticava nella modalità paralipica sit-wake, ossia seduto su una tavola. La disabilità non aveva mai fermato Andrea Mancini, 55 anni, di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna. Ieri diversi testimoni, che si trovavano all’interno dello Startwake Cable Park di via Francesco Berretti a Porto Fuori, lo hanno visto prendere velocità dopo l’ultima curva e finire contro uno dei tralicci metallici dell’impianto, collocati lungo il perimetro del lago artificiale. Una tragedia sulla quale ora è chiamata a fare luce la Questura di Ravenna, intervenuta con equipaggi delle Volanti, Squadra mobile e polizia scientifica. Sul posto anche la Medicina del lavoro dell’Ausl.

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Il wakeboard è una sorta sci nautico, ma a tirarti non è un motoscafo. La disciplina consiste in un sistema di traino a fune azionato da terra, lo sportivo viene trainato sull’acqua per mezzo di una corda e di un bilancino, permettendogli di eseguire curve ed altre evoluzioni. L’impianto di Porto Fuori è composto da sei torri e la vittima è finita contro una di queste. La Procura, col Pm di turno Marilù Gattelli, potrebbe disporre l’autopsia per chiarire le cause del decesso e capire se queste siano collegate allo schianto o se, piuttosto, l’uomo non abbia avuto prima un malore.

La cosa richiederà l’apertura di un fascicolo – verosimilmente per omicidio colposo – e il sequestro dell’intero impianto sportivo. Occorrerà, in particolare, capire se all’origine dell’incidente possa esserci un malfunzionamento dell’impianto o l’errore di qualcuno. Andre a Mancini era socio da tempo dell’impianto, qui soggiornava a bordo della sua roulotte. Sul posto, poco dopo, è arrivata la figlia, Gaia, che con poche parole esprime tutto il proprio dolore: "Avevo appena finito di lavorare, ero arrivata qui per passare un po’ di tempo con mio padre". L’incidente si è verificato intorno alle 15.30 e sul posto si sono precipitati i soccorsi del 118 con ambulanza ed elicottero. All’uomo è stato fatto un tentativo di rianimazione con il defibrillatore, preso da un vicino impianto sportivo, ma per lui non c’è stato nulla da fare.

La polizia ha sentito a lungo i soci che hanno assistito alla tragedia. Tra questi anche il presidente della struttura Gianluca Lucchi, sul posto con l’avvocato Fabrizio Briganti. Questi hanno spiegato che i comandi vengono azionati da terra. Mancini aveva già compiuto diversi giri ad anello del lago – a Porto Fuori il cosiddetto Lago medio rispetto ad altri due –. Ad un certo punto, dopo una curva, a detta dei presenti avrebbe preso velocità, lui ha perso il controllo della fune alla quale si reggeva tramite un manubrio ed è finito contro contro il tralicco. Gli altri soci, per velocizzare le operazioni di soccorso, anziché la barca per raggiungerlo hanno utilizzato lo stesso meccanismo di traino. Dopo averlo trovato esanime in acqua, sono riusciti a portarlo a riva per poi subito chiamare i soccorsi, ma invano.