ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Anatre morte Ravenna, sequestri nella Valle della Canna

Sigilli ad alcune aree. Le cifre ufficiali: morti 2.200 esemplari, il 50% di tutta l’avifauna

Il sopralluogo del procuratore Alessandro Mancini

Ravenna, 9 ottobre 2019 - Le indicazioni  sui cartelli sono chiare: «Area sottoposta a sequestro penale». Ha avuto una conseguenza immediata il sopralluogo che ieri mattina il procuratore capo Alessandro Mancini, titolare del fascicolo assieme al pm di turno Stefano Stargiotti, ha compiuto nella Valle della Canna in ragione della strage di volatili verificatasi nei giorni scorsi.

Il procuratore, accompagnato dai comandanti di polizia provinciale, Lorenza Mazzotti, e carabinieri forestali, Giovanni Naccarato, ha avuto così modo di verificare direttamente lo stato dei luoghi. Su alcuni di questi – perlopiù pozzi e canalette – è poi scattato il sequestro sulla base dell’articolo 354 del codice di procedura penale (ovvero per ‘accertamenti urgenti sui luoghi’). Nel corso del sopralluogo, al quale hanno partecipato anche diversi tra agenti e militari, sono state raccolte pure immagini di punti specifici della valle: documenti che, assieme ai primi risultati delle analisi sulle carcasse degli uccelli morti, andranno a ingrossare il fascicolo aperto nei giorni scorsi contro ignoti.

Fluida l’ipotesi di reato fin qui configurabile: si va dall’inquinamento ambientale al disastro ambientale. Il discrimine lo faranno appunto i risultati dell’inchiesta. In questo senso, si attende la relazione dettagliata degli inquirenti: da quella, l’indagine potrebbe imboccare una precisa canalizzazione. In ogni modo, venire a capo della vicenda, almeno dal punto di vista delle eventuali responsabilità penali, appare un compito tutt’altro che semplice. Perché se da un lato sembra ormai assodato che la strage sia legata a un’epidemia di botulismo aviare – ceppo del botulino che colpisce solo gli uccelli –, dall’altro l’innescarsi del fenomeno appare condizionato da due differenti fattori. Ovvero dall’improvvisa cessazione dell’apporto idrico – ora ripristinato – e da un’estate particolarmente calda oltre che decisamente siccitosa.

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Sta di fatto che i volatili morti a causa della patologia, ammontano a circa 2.200: il che significa quasi il 50% dell’avifauna della Valle della Canna stimata fino a qualche tempo fa in 4.000-4.500 esemplari. Una strage insomma. Dal punto di vista scientifico, è possibile che sia accaduto quanto già descritto per alcune aree dei fiumi Brugiano e Lavello, in provincia di Massa Carrara, ma in proporzione ben più contenute (qualche decina gli uccelli morti). Anche in quel caso – siamo nel 2015 – di mezzo c’era stata un’estate particolarmente calda. E in questi casi, il problema arriva dal fatto che la tossina del botulino ( clostridium botulinum ) può sopravvivere a lungo nel fango in stato di quiescenza: quando l’acqua viene meno, i volatili tendono a rovistare nel limo in cerca di larve, rimanendo così intossicati. Il rischio a quel punto è che si inneschi un circolo vizioso: perché quando gli uccelli muoiono, le mosche lasciano le loro larve sulle carcasse in decomposizione. E quelle larve, di cui i volatili si nutrono, saranno in grado di veicolare la tossina.