LUCA BERTACCINI
Cronaca

Alluvione, il tappo di tronchi sul fiume. Si muovono le Ferrovie: “Il ponte sarà alzato o rifatto”

La nota dopo il caso Boncellino: “Siamo in attesa dei fondi per la progettazione esecutiva”. L’opera fa parte del piano speciale per la ricostruzione al vaglio di Figliuolo e di tre ministeri

Ravenna, 25 settembre 2024 – Ci sarà un intervento strutturale importante sul ponte ferroviario di Boncellino, frazione di Bagnacavallo, distante poco meno di 25 km da Ravenna. La conferma arriva dall’ente a cui il ponte fa capo, cioè Rfi - Rete Ferroviaria Italiana. L’ostacolo, ad oggi, è rappresentato da risorse (da quantificare) che devono essere sbloccate.

Un passo indietro. L’infrastruttura è diventata disgraziatamente nota perché contro i suoi piloni, a causa dell’alluvione, si sono ammassate tonnellate di alberi, rami e tronchi, poi rimossi.

Materiale che ha formato una diga naturale sulle acque del fiume Lamone, impedendo all’acqua di defluire.

Il tappo di tronchi che si è formato sul fiume Lamone sotto il ponte ferroviario di Boncellino
Il tappo di tronchi che si è formato sul fiume Lamone sotto il ponte ferroviario di Boncellino

Arriviamo all’attualità. Interrogata in merito al futuro del ponte di Boncellino, Rfi comunica quanto segue: “Stiamo attendendo i fondi per avviare la progettazione esecutiva per innalzarlo”.

Approfondendo la dichiarazione di Rete Ferroviaria Italiana, si scopre che le ipotesi in campo sono due. La prima è quella di innalzare il ponte esistente, l’altra è quella di ricostruirlo e di posizionarlo ad un’altezza ’adeguata’, così da evitare che in futuro legname e simili possano nuovamente formale un ’tappo’.

C’è da aggiungere che il ponte non è diventato improvvisamente inadeguato perché vecchio, quanto piuttosto per la frequenza con la quale si ripetono certe catastrofi ambientali.

Arrivando all’ostacolo finanziario, tutto riporta lì, al piano speciale per la ricostruzione della struttura commissariale, del quale esiste una versione provvisoria; il generale Figliuolo e i suoi tecnici attendono il parere di tre ministeri (Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, Economia e Finanze) prima di dare il via libera al testo definitivo.

L’ultimo passaggio, cioè la firma, spetta a Figliuolo. Fonti che seguono da vicino il dossier ritengono “imminente” l’arrivo della sua versione definitiva.

Il piano contiene gli interventi strutturali e non strutturali da effettuare nei territori colpiti dall’alluvione, con i relativi stanziamenti di natura economica. Con una parte di questi soldi Rfi potrà mettere nero su bianco la progettazione esecutiva della nuova versione del ponte di Boncellino.

Finita qui? No, perché poi serviranno altri fondi - da reperire -, per realizzare l’infrastruttura. Visto lo stato delle cose, non ci sono previsioni né sui tempi, né sui costi riguardanti l’intervento nel suo complesso. Certamente, per quel poco che è stato possibile apprendere, l’intervento sarà “particolarmente oneroso”. Per completare il quadro relativo ai ponti ferroviari, imprese di Rfi stanno effettuando le operazioni di pulizia dal legname accumulatosi sotto quello di Alfonsine, mentre altre aziende (non riconducibili a Rete Ferroviaria Italiana) sono all’opera a Cotignola. Si ragiona, sul fronte della pulizia dei ponti e della volontà di riportare tutto alla normalità il prima possibile, su un’azione di collaborazione istituzionale. Detto in altri termini: non è questo il momento per fare svolgere i lavori a chi ne ha la competenza diretta. Questa l’ottica seguita anche per il ponte di Boncellino, ripulito grazie a un’attività congiunta di Rfi, Esercito e Protezione Civile.

Va infine aperto un ultimo capitolo, quello relativo alle responsabilità. Sabato il pubblico ministero di turno, Francesco Coco, ha effettuato un primo sopralluogo in un’altra frazione di Bagnacavallo, Traversara, devastata dall’evento alluvionale.

Lo spettro investigativo non potrà non considerare l’elemento alberi e tronchi.

Le tonnellate di legname che si sono ammassate sotto il ponte di Boncellino presentavano tronchi tagliati di netto, dunque non adeguatamente raccolti dopo il disboscamento attuato fra l’estate 2023 e la primavera scorsa lungo il Lamone come lungo tutti gli altri corsi d’acqua della provincia dopo l’alluvione dello scorso anno.

A ciò si è aggiunto il legname finito in acqua per fatti naturali e la scarsa manutenzione.

I lavori a suo tempo furono disposti dall’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio e affidati a ditte private.