Faenza (Ravenna), 3 gennaio 2025 – “Curcio avrà presto in mano piani speciali da milioni e milioni di euro per ricostruire la Romagna, ma resta una legislazione di inizio ’900 che rischia di vanificare l’efficacia di qualsiasi intervento”.
Il monito arriva dritto dal cuore della zona alluvionata, da quella Faenza il cui sindaco, Massimo Isola, scrisse anche al Capo dello Stato per ribellarsi contro la lentezza della macchina della ricostruzione. Con il 2024 si è chiusa la stagione del generale Figliuolo come commissario straordinario e si è aperta quella di Fabrizio Curcio, ma i nodi irrisolti restano. “Come quello del Regio decreto 523 del 1904 (Testo unico sulle opere idrauliche) – spiega – che già dal richiamo monarchico evidenzia l’anacronismo dell’avere Comuni del 21esimo secolo che fronteggiano l’emergenza climatica del nostro tempo con strumenti normativi del secolo scorso”.
Sindaco, qual è il vulnus di quella normativa?
“Quel Regio decreto affida ai frontisti, ossia a partite iva, aziende agricole e privati, la gestione sia da un punto di vista economico che progettuale delle sponde dei fiumi, previo aver ottenuto le dovute autorizzazioni da 3-4 enti a seconda dei casi che hanno competenza giuridica sui corsi d’acqua. E parliamo di chilometri e chilometri di sponde, ossia tutto quello che in Romagna è a sud della via Emilia perché gli argini nei corsi d’acqua compaiono solo molto più a valle”.
Quali sono i risultati?
“Che quelle sponde non sono oggetto di cura e gestione di nessuno. Alcuni frontisti potevano non conoscere la normativa, ma quelli che, purtroppo, con l’alluvione ne hanno fatto le spese e che hanno tentato di intervenire non sono riusciti nemmeno a concludere l’iter”.
Quali le difficoltà maggiori?
“In Comune abbiamo seguito alcuni ’frontisti’ ma si tratta di un lavoro burocratico per loro immane e costoso: devono avere dipendenti dedicati, interloquire con enti difficili da gestire nelle relazioni ordinarie e costi”.
Cosa chiedete?
“Quello che chiediamo, invano, fin dal maggio 2023 e che sappiamo non essere di competenza della strutturale commissariale, ma del Parlamento: una modifica legislativa. Non si può lasciare la gestione di un tema così importante per la sicurezza del territorio al buon cuore e al portafoglio dei frontistiin un’Italia dalla burocrazia kafkiana”.
Cosa si aspetta dal nuovo commissario?
“Che ci aiuti a costruire quei tavoli interistituzionali che da soli non riusciamo a generare. Curcio venne in visita a Faenza, fu molto emotivo con noi, lo apprezziamo e crediamo che imprimerà un cambio di passo”.