SARA SERVADEI
Cronaca

Alluvione, il paradosso di Ravenna: più donazioni che ristori

Il Comune è riuscito a raccogliere 7,5 milioni di euro di aiuti dai privati: diverse famiglie hanno così ricevuto il doppio dei (primi) rimborsi statali

Ravenna, 13 settembre 2023 – Cinquemila euro dal Governo, diecimila dai donatori. O meglio, dalla generosità dei cittadini e delle aziende della città, passata attraverso la raccolta fondi messa in piedi dal Comune all’indomani dell’alluvione che a maggio ha messo in ginocchio la Romagna. È così che Ravenna ha raccolto ben 7 milioni e 250mila euro: una cifra cospicua composta per larghissima parte da donazioni dei ravennati stessi, e su cui incide in maniera molto forte il contributo delle aziende.

Alluvione, al momento i fondi raccolti da donazioni di privati superano i fondi pubblici erogati
Alluvione, al momento i fondi raccolti da donazioni di privati superano i fondi pubblici erogati

La sola Eni infatti ha donato 5 milioni. E così la generosità dei privati è già arrivata (a fondo perduto, ovviamente), mentre la politica discute da mesi sui fondi per gli alluvionati. Alluvionati che finora hanno visto solo i 3.000 euro del contributo di immediato sostegno, il cosiddetto ’Cis’, e un risarcimento detto ’Cas’ per chi ha dovuto trascorrere delle notti fuori casa. Entro il 31 ottobre il Cis andrà giustificato presentando spese e scontrini, pena la restituzione.

Lo scorso maggio Ravenna è riuscita a evitare l’allagamento in città, ma l’acqua esondata dai fiumi della Romagna ha inondato diverse frazioni arrivando fino a Fornace Zarattini, il grande quartiere alle porte della città dove sono presenti abitazioni e poli commerciali. Il Comune ha già donato una parte dei fondi agli alluvionati: 1 milione e 112mila euro sono stati distribuiti a chi ne ha fatto richiesta. Nel farlo il Comune si è basato anche sugli unici due aiuti arrivati finora alle famiglie dallo Stato, dando mille euro a chi ha autodichiarato di avere avuto danni per oltre 5.000 euro (la cifra massima prevista dal Cis, ndr) e duemila a chi ha ricevuto il Cas e al 30 giugno era ancora fuori casa.

Ora la parte più cospicua dei fondi verrà ripartita tra coloro che hanno avuto i danni maggiori: chi ha autocertificato al Comune di avere avuto danni superiori ai 50mila euro ne riceverà 10mila, mentre 5.000 andranno a chi ha avuto danni tra i 25mila e i 50mila euro.

Le donazioni sono però una carezza nella desolazione: in Romagna a tre mesi dal disastro ci sono famiglie ancora fuori casa, in attesa che l’acqua si asciughi dai muri, aziende che non riapriranno più e quartieri fantasma. In generale hanno usufruito del Cas 9.371 famiglie in 65 comuni, mentre per quanto riguarda il Cis sono stati erogati 17.426 contributi.

Ravenna in questo panorama è una goccia nel mare: "Abbiamo sollecitato il Governo, speravamo di non mettere anche in questo contrasto le persone tra Ravenna e gli altri Comuni – ha detto ieri il sindaco Michele de Pascale –, non viviamo bene questa cosa. Mi hanno scritto cittadini di altri territori dicendomi che i loro Comuni non lo fanno, e ho risposto loro uno a uno dicendo di non prendersela con i loro sindaci".

Comuni più piccoli e con realtà produttive meno significative hanno attirato meno donazioni, ma la necessità di un aiuto e il disagio sono gli stessi: "Se la distribuzione delle donazioni fosse stata accompagnata da un intervento strutturale, nazionale, per tutti, questa sarebbe stata la ciliegina sulla torta – aggiunge de Pascale – ma la verità è che in questo contesto ci sono realtà in cui arriveranno questi aiuti e altri in cui si muore di fame".