GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

Alluvione, obbligo di polizze assicurative per le aziende: “Ma lo Stato partecipi ai costi o sarà impossibile”

L’azionista di maggioranza di Ecogest: ci sono diverse perplessità. “Temiamo l’inserimento di commi per diminuire o rallentare i rimborsi”

Cotignola (Ravenna), 24 settembre 2024 – L’introduzione dell’obbligo per le imprese di stipulare polizze assicurative per danni derivanti da eventi catastrofali porta con sé diverse perplessità anche rispetto a quelle che sono le mancanze delle istituzioni in merito alla tutela del territorio”. Così Valerio Molinari, azionista di maggioranza di Ecogest, – azienda con sede a Cotignola, in provincia di Ravenna – e presidente del Centro studi per il cambiamento climatico.

I danni a un'azienda agricola dopo l'alluvione; nel riquadro, Valerio Molinari, azionista di maggioranza di Ecogest, azienda con sede a Cotignola (Ravenna), e presidente del Centro di studi per il cambiamento climatico
I danni a un'azienda agricola dopo l'alluvione; nel riquadro, Valerio Molinari, azionista di maggioranza di Ecogest, azienda con sede a Cotignola (Ravenna), e presidente del Centro di studi per il cambiamento climatico

L’imprenditore deve tutelare l’azienda da tutti i rischi?

“Sì, ma un obbligo di questa natura per il sistema produttivo italiano necessiterebbe di un accompagnamento parallelo da parte dello Stato, una compartecipazione al costo della polizza: un ristoro dei crediti d’imposta. Noi siamo un gruppo di aziende con le spalle larghe, ma ci sono piccole realtà che fatturano 100mila euro l’anno e si ritrovano a pagarne 20mila di polizza. Nella mia zona industriale su 9 aziende sono l’unico a essersi assicurato. E la polizza è onerosa”.

A fronte dell’obbligo per le imprese, le assicurazioni si impegnano a corrispondere, entro i primi 15 giorni, un anticipo del 30% del danno.

“Un meccanismo che va sicuramente incontro alle necessità dell’azienda. Ma i tempi di valutazione della richiesta del danno attualmente sono molto lunghi: dal momento in cui l’impresa fa la richiesta a quando la compagnia eroga il rimborso trascorrono, in media, 150 giorni. Bisognerà vedere, a decreto attuato, come si comporterà il mondo assicurativo”.

È scettico a riguardo?

“Temo correttivi o ‘commi’ nelle polizze che vadano a inficiare la velocità di rimborso o la percentuale di anticipo stabilita. Bisogna, inoltre, considerare che per le compagnie assicurative determinare costi conseguenti a un danno alluvionale non è cosa semplice, può richiedere diverse settimane”.

Ritiene complessa l’erogazione dell’anticipo del 30% prevista dal decreto?

“È molto difficile fare una stima immediata dei danni. Se – come sta avvenendo ora – per il ripristino delle aree alluvionate passano settimane, le compagnie assicurative impiegano molto più tempo per assumere le informazioni occorrenti ai fini del risarcimento. Attualmente la macchina dell’assistenza è troppo inquinata da una burocratizzazione delle procedure”.

Come state affrontando la seconda alluvione?

“Dall’evento alluvionale del maggio 2023 abbiamo ricevuto i soldi, poco più del 50% danno, nel mese di ottobre. Dobbiamo ancora finire di pagare la quota non assistita dalla polizza, e ora torniamo a dover sostenere costi, questa volta più importanti, per i quali speriamo in una maggiore celerità e puntualità da parte dell’assicurazione”.

Con i PPIP le compagnie assicurative non vengono lasciate sole dallo Stato di fronte ai rischi catastrofali. Ritiene giusta tale forma di sostegno?

“Se lo Stato investisse di più in prevenzione, manutenzione e tutela del territorio, il rischio assicurativo calerebbe per la compagnia in termini di esborso e calerebbe per l’utilizzatore della polizza. Prima di sostenere le compagnie assicurative lo Stato dovrebbe sostenere se stesso per cercare di limitare i danni. La manutenzione del territorio non è controllata. A Cotignola, come lo scorso anno a Faenza, i fiumi sono esondati perché pieni di tronchi, alberi abbandonati, rifiuti”.

Il rischio ‘desertificazione’ di cui parla Orsini è concreto?

“In molte zone dell’Emilia Romagna gli imprenditori stanno immaginando di spostare la propria attività altrove. Anche noi ci stiamo pensando seriamente: a distanza di 17 mesi sono bastate 16 ore di pioggia per metterci in ginocchio”.