Ravenna, 16 gennaio 2025 – A soccombere, come spesso accade, sono i cittadini al cospetto delle istituzioni. Il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche presso la Corte d’Appello di Firenze ha rigettato il ricorso presentato da un gruppo di cittadini, 23 in totale, delle frazioni di Roncalceci e Fornace Zarattini, nel comune di Ravenna. Riuniti nel comitato ‘Noi ci siamo’, i cittadini chiedevano la nomina di un consulente tecnico per accertare eventuali responsabilità di Regione Emilia-Romagna, Comune e Provincia di Ravenna, Consorzio della Bonifica Romagnola nei danni subiti durante le due alluvioni del maggio 2023.
Secondo i ricorrenti, proprietari di immobili gravemente danneggiati, gli eventi del 2-3 e 16-17 maggio non sarebbero da attribuire unicamente alle condizioni atmosferiche, ma anche a gravi carenze degli enti preposti. Tra queste, la mancata progettazione e realizzazione di opere idrauliche adeguate, la cementificazione incontrollata di aree urbane senza adeguare il sistema di drenaggio, la scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua, il mancato sfalcio degli argini e la trascuratezza degli interventi sui presidi arginali. Nonostante le evidenti sofferenze e i danni materiali subiti, le istituzioni coinvolte hanno respinto ogni addebito, di fatto auto assolvendosi, definendo quantomeno il secondo evento alluvionale “un evento senza precedenti nella storia”, quindi inevitabile.
Il Tribunale ha accolto la posizione delle istituzioni, secondo le quali le condizioni meteorologiche del maggio 2023 furono senza precedenti, come sostenuto dalla Commissione tecnico-scientifica nominata dalla Regione Emilia-Romagna per valutare l’accaduto. La commissione, composta da esperti, ha concluso che l’evento fu eccezionale, assolvendo implicitamente l’ente regionale dal quale ha ricevuto l’incarico. Il Tribunale ha inoltre giudicato inammissibile la richiesta di una “consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite“, considerandola controversa e inapplicabile in un contesto di forte contrasto tra le parti. Ha sottolineato che l’accertamento richiesto sugli addebiti, “ascritti indifferentemente a Regione, Provincia, Comune e Consorzio”, scrive il giudice del Tribunale delle acque, Dania Mori, avrebbe implicato valutazioni giuridiche, non solo tecniche, quindi al di fuori delle competenze di un consulente.
Ulteriore motivo di rigetto è stata la mancanza di una chiara quantificazione dei danni da parte dei ricorrenti, un elemento ritenuto indispensabile per avviare una composizione conciliativa. L’assenza di dettagli specifici sui danni lamentati ha reso impossibile qualsiasi intervento: “i ricorrenti chiedono la quantificazione dei danni agli immobili, che tuttavia nel ricorso non sono stati descritti né quantificati. In assenza totale di allegazione dei danni è assolutamente impossibile realizzare la finalità conciliativa”.
Questa sentenza è destinata a lasciare un’amara sensazione di abbandono tra i cittadini autori del ricorso, che si trovano soli a fronteggiare le conseguenze materiali delle alluvioni. A ciò va aggiunta la beffa finale: “Le spese processuali sin qui maturate vanno poste a carico dei ricorrenti”. Così ora a Regione, Provincia e Comune di Ravenna, Consorzio di Bonifica della Romagna e Unipolsai Assicurazioni (chiamata in causa dal consorzio stesso), conclude il giudice Mori, “si liquidano a favore di ciascuna parte 1780 euro per compensi, oltre a spese forfettarie del 15%, oltre Iva e Cap”.