"Alluvione, abbiamo preso per mano bimbi e genitori colpiti dal trauma"

Raffaella Palladini, psicologa dell’emergenza, racconta gli interventi effettuati nel maggio 2023. Il libro che ne parla, scritto con Alessandra Cocchi e Laura Vella, sarà presentato domani alla Manfrediana.

"Alluvione, abbiamo preso per mano bimbi e genitori colpiti dal trauma"

"Alluvione, abbiamo preso per mano bimbi e genitori colpiti dal trauma"

Nei giorni cupi del post alluvione in Romagna mentre gli Angeli del fango spalavano melma e detriti insieme agli operatori delle Istituzioni, vigili del fuoco e Protezione civile, c’era uno staff d’intervento che si spostava nei paesi e nelle campagne, raggiungeva abitazioni isolate e casolari per aiutare le persone senza badili, né secchi ma con la forza della mente. Sono gli psicologi dell’emergenza dell’associazione di volontari Psicologi per i popoli Emilia Romagna che hanno lavorato a lungo per ricomporre i traumi dei bambini senza tralasciare gli adulti, tutti provati dalla paura dell’acqua che cambiò loro la vita in poche ore. L’esperienza di questo staff composto da una quarantina di professionisti è diventata un libro dal titolo ‘I bambini e l’alluvione’, firmato da Raffaela Palladini, Alessandra Cocchi e Laura Vella (edizioni Egaf), il cui ricavato andrà ad una associazione che si occupa di disagio infantile. Il libro verrà presentato domani (ore 18.30) alla biblioteca Manfrediana di Faenza alla presenza del sindaco Massimo Isola e più avanti a Forlì.

Dottoressa Raffaela Palladini, consulente del Ministero della Giustizia per la formazione della Polizia penitenziaria, qual è il contenuto del libro?

"Raccontiamo la nostra esperienza e presentiamo i disegni raccolti durante le attività con i bambini dopo la catastrofe che li ha profondamente segnati".

I temi dei disegni?

"C’è di tutto. I mezzi dei pompieri che salvano le persone, il papà che scappa col figlio, le case invase dal fango, le famiglie nelle case allagate, alcuni gattini che nuotano nella corrente. Gli occhi dei piccoli hanno registrato ogni sequenza".

C’è anche un messaggio per gli adulti?

"È presente anche un vademecum dedicato a genitori, parenti, educatori, informandoli su ciò che accade ai bambini e agli adulti che se ne occupano durante e dopo un evento come l’alluvione, con consigli su come affrontare coi più piccoli le emozioni nell’emergenza".

Perché avete fatto disegnare i bambini?

"Abbiamo notato che molti di loro erano regrediti psicologicamente. Il disegno li ha aiutati ad esprimersi e a liberarsi, attraverso la narrazione artistica, delle emozioni che li avevano colpiti e che si tenevano dentro. A Solarolo una mamma ci ha raccontato che il suo piccolo non sorrideva più e aveva smesso di giocare".

Voi che cosa facevate?

"Abbiamo preso idealmente i piccoli per mano facendoli anche giocare. E abbiamo raccolto questa esperienza in un libro affinché non vada perduta".

Come vi siete mossi?

"Ogni mattina per circa due mesi organizzavamo le missioni distribuendoci sul territorio in coordinamento con le altre attività di soccorso".

Avete lavorato anche in accordo con le scuole?

"Ce lo hanno chiesto i docenti, molto preoccupati. Una maestra ci ha raccontato che prima della grande acqua aveva a che fare con una classe simpaticamente turbolenta come una gruppo di ultrà, ma che dopo il disastro i bambini erano sempre cupi, non parlavano. Avevano perso la vivacità".

Che messaggio lancia questo libro?

"Essenzialmente tre. Primo diffondere la cultura della psicologia dell’emergenza; secondo, incentivare il disegno come canale espressivo dei bambini in circostanze traumatiche; terzo, vuole essere anche un messaggio di prevenzione in un mondo in cui l’incertezza del clima crea una sorta di eco ansia. Ambiente e salute mentale oggi sono strettamente correlati".

Beppe Boni