FILIPPO DONATI
Cronaca

Alberghini, l’outsider che spaventò il Pd: "Il centrodestra? È partito un po’ tardi..."

Nel 2016 portò il centrosinistra al ballottaggio, ma oggi è lontano dalla politica: "Dovevo essere un punto di partenza, invece... . Si poteva aver la freddezza di decidere già in autunno su chi puntare, ma purtroppo è mancata una visione per il futuro" .

Massimiliano Alberghini, commercialista, ad un dibattito del 2016 (Foto Zani)

Massimiliano Alberghini, commercialista, ad un dibattito del 2016 (Foto Zani)

Nove anni fa fu sufficiente a Massimiliano Alberghini il solo portare un allora debuttante Michele de Pascale al ballottaggio per lasciare immaginare che anche a Ravenna, incredibilmente, qualcosa stava cambiando. La vicina Ferrara l’anno prima era stata espugnata dal centrodestra, le roccaforti rosse di Rimini e Pesaro sembravano traballare, il Pd era guidato da un Matteo Renzi già allo zenith dell’impopolarità: per un attimo il centrodestra si illuse che, forte di risultati onorevolissimi in centro storico e sui lidi, la vittoria fosse questione di una o al massimo due tornate elettorali. Massimiliano Alberghini, che è successo invece? Barattoni si presenta quale favoritissimo per la vittoria al ballottaggio.

"Il mio piano era quello di essere un punto di partenza per un progetto politico di medio-lungo periodo, da migliorare anno dopo anno indipendentemente dal nome di chi di volta in volta si fosse candidato a sindaco. Purtroppo è mancata una visione per il futuro: il centrodestra si è imbottigliato per mesi sulla scelta del candidato, senza addivenire a una conclusione. L’errore non è stato il numero di candidati – le sue possibilità il centrodestra ce le ha al ballottaggio – quanto l’aver perso così tanto tempo nel tira e molla. Si poteva avere la freddezza di decidere già in autunno, stante l’impasse che si era creata, di consentire a ciascuno di fare la sua corsa al primo turno, senza patemi d’animo".

In fondo scegliere il candidato è la decisione più delicata da prendere, non trova?

"Non necessariamente: il centrodestra disponeva dall’inizio di vari nomi di alto profilo su cui convergere al secondo turno – Ancisi, Grandi, Alberto Ancarani – consapevole del fatto che poi, a elezioni terminate, si fa opposizione o si governa tutti assieme. Penso però che Ancisi e Grandi, col senno di poi, lo abbiano capito: noto con piacere che stanno saggiamente evitando il fuoco amico. Il che tiene accesa una speranza".

A chi la osserva da fuori regione Ravenna può sembrare un luogo idilliaco: una visione che voi avete avete sempre contestato. Eppure i cittadini raramente vi hanno dato ragione, come mai?

"Sfido chiunque a non dirmi che il caro affitti abbia peggiorato le condizioni di vita del centro storico, o che sui lidi la situazione non sia in costante peggioramento da anni. Il centrodestra deve fare mea culpa per non aver intercettato il malcontento, il quale però è innegabile. Voglio però fare un’operazione di verità e dire che non solo il Comune è stato disattento nei confronti della città, ma anche il governo nazionale. L’assenza di un piano di interventi per la Ravegnana e per il raddoppio della linea Bologna-Ravenna-Rimini è una responsabilità grave per tutti i livelli di governo".

Anche a sinistra occorrerebbe un simile ‘confiteor’ elettorale?

"L’emergenza a livello idrologico ha colto tutti impreparati, occorre ammetterlo. Per quanto riguarda la messa in sicurezza dobbiamo dirci che servirà un lavoro lungo, strutturale: chi governa deve avere il coraggio di spiegare che la situazione continuerà a essere complicata, che non esiste un’unica soluzione. Michele de Pascale avrà pure ereditato una quantità di problemi enormi, ma deve almeno concedermi che gli derivano tutti dalla gestione della sua parte politica, al governo dal 1970. A noi tocca domandarci: perché continuano a vincere?"

Già, perché?

"La risposta che mi dò è che il Pd ha creato una struttura di potere, consolidata nei decenni, difficile da scalfire. In più stavolta hanno un ottimo candidato: tutti stimiamo molto Barattoni". Eppure qualche scricchiolio alle regionali si è percepito, vedesi la mancata elezione di un consigliere regionale ravennate di centrosinistra.

"Il meccanismo delle preferenze, con un’affluenza così bassa – temo per il raggiungimento del 50% dei votanti – è diventato una macchina infernale. Non dico per chi voterò – sarà per un candidato di centrodestra – ma faccio i miei complimenti a chiunque ha accettato una sfida così. Penso che prima o poi anche la legge elettorale per le comunali avrà bisogno di un accorgimento".