Con l’alluvione "c’è una fetta enorme dell’eccellenza romagnola che viene spazzata via". A dirlo è Luigi Bosi, vice presidente Anga Emilia-Romagna, l’associazione che rappresenta i giovani imprenditori agricoli aderenti a Confagricoltura. Nella sua azienda agricola, ‘L’orto di Gigi’ a Boncellino, frazione di Bagnacavallo, nel Ravennate, produce frutta e verdura in modo sostenibile. Adesso, per la seconda volta in meno in 15 giorni, i suoi campi sono invasi dall’acqua. "Subire due alluvioni in così poco tempo è un record. La situazione da noi è drammatica. La mia azienda agricola è nella zona di Bagnacavallo ed è stata colpita anche dall’alluvione di due settimane fa, ma questa volta l’area colpita è 50 volte più grande e riguarda l’intera provincia di Ravenna. I danni in campagna sono enormi. Le piante che venivano da un forte periodo di stress perché hanno avuto le radici a bagno. L’acqua era appena defluita e torniamo nella stessa condizione. In questo modo c’è la probabilità molto alta che le piante muoiano. Per quanto riguarda gli ortaggi, invece, si vedono già dei campi morti". Campi che "sono completamente invasi da fango, limo, ramaglie, tronchi, spazzatura", prosegue Luigi Bosi che lancia un appello. "Al momento come Confagricoltura si sta pensando ad una raccolta fondi per sostenere le aziende giovani della zona – dice –, ma partirà tra qualche giorno". "Oltre all’agricoltura - conclude - c’è tutto il sistema economico che è in sofferenza. Se in Romagna l’agricoltura affonda, è tutto il territorio che va in difficoltà". Da Boncellino a Faenza, è l’area più colpita dal maltempo. Gabriele Ragazzini ha l’azienda agricola nella zona est, ‘risparmiata’ dalla prima alluvione del 3 maggio. Coltiva 70 ettari di terreno a frutteto. "Questa volta ci siamo caduti in pieno: nei campi abbiamo avuto 1 metro e oltre di acqua", spiega Ragazzini, impegnato nella Coldiretti. "L’onda di piena dovuta all’esondazione di Lamone e Marzeno, ha estirpato le piante più giovani, il kiwi è andato tutto perso. Ora l’acqua sta defluendo verso i canali di scolo e nei campi resta la fanghiglia. Un vero disastro. In questi momenti prevale lo scoramento, anche se sappiamo che dobbiamo ripartire in fretta".
l.t.