
Il robot Da Vici è attivo in italia da oltre 20 anni ma è in costante svilupppo
Il robot chirurgico Da Vinci, attivo in Italia da oltre vent’anni, sta vivendo una nuova stagione di sviluppo, estendendo il suo impiego ben oltre l’urologia – settore in cui è stato storicamente più utilizzato – fino a diventare uno strumento essenziale anche nella chirurgia generale. Lo conferma il Professore Ordinario Elio Jovine, che presso la Casa di Cura Toniolo ha potuto constatare in prima persona le potenzialità e i vantaggi di questa tecnologia avanzata. Rispetto alla laparoscopia tradizionale, utilizzata da circa trent’anni, il Da Vinci offre numerosi benefici. Il principale è la possibilità di compiere movimenti a 360 gradi all’interno del corpo umano grazie a strumenti articolati, il cosiddetto “wrist”, che simulano i movimenti del polso umano con una precisione chirurgica. Inoltre, la visione tridimensionale e l’ingrandimento dell’area operatoria permettono al chirurgo di osservare i dettagli da pochi millimetri di distanza, mantenendo sempre un controllo assoluto sulla scena operatoria. «Ti consente una grande escursione e una grande precisione - aggiunge il Prof. Jovine -. In più il robot elimina tutti i difetti dell'uomo, cioè il tremore, la mobilità della telecamera che di solito è tenuta da un assistente… Invece il robot ha una visione fissa e pulita». Grazie a queste caratteristiche, il Da Vinci ha aperto nuove possibilità nella chirurgia generale, rendendo accessi bili interventi prima considerati troppo complessi o rischiosi da eseguire in laparoscopia. «Adesso noi in chirurgia robotica facciamo tutto: l'esofago, lo stomaco, il colon, l'intestino tenue, il fegato, il pancreas», racconta il Prof. Jovine. Tutto questo mantenendo i vantaggi della mininvasività: meno traumi per il corpo, ridotte cicatrici, tempi di recupero più rapidi e meno dolore per il paziente. «La mininvasività è il grosso goal - sottolinea il Prof. Jovine -. E la robotica è per adesso l’apice della mininvasività perché ti consente di fare cose che altrimenti in laparoscopia non potresti fare». Il futuro della chirurgia robotica è già in atto. Il Prof. Jovine parla delle evoluzioni più recenti del Da Vinci, come il modello da Vinci Single Port, che consente di operare attraverso un’unica incisione di soli 3-4 cm, inserendo al suo interno fino a quattro strumenti – ottica compresa – con le stesse potenzialità dei modelli attuali.
----------------------------------------------------------------------------------
CONCETTI E LA ROBOTICA NEL TUMORE ALLA PROSTATA «CON IL DA VINCI IL VERO GRANDE PASSO IN AVANTI»
Il dottore: «Prima era quasi eroico» Oggi grazie a questa strumentazione è più sicuro.
La chirurgia robotica ha rivoluzionato il trattamento di molte patologie e ha trovato particolare applicazione nella chirurgia urologica. Come spiega il Dottor Sergio Concetti, in servizio presso la Casa di Cura Madre Fortunata Toniolo, è proprio in questo ambito che il robot Da Vinci ha avuto il suo maggiore sviluppo. «La chirurgia robotica è nata circa 25 anni fa e la specialità che all'inizio se ne è avvalsa e ha dato a questa tecnologia la possibilità di diffondersi è stata sicuramente la chirurgia urologica», afferma. «In particolare, l'intervento in cui è stata maggiormente utilizzata è per il trattamento del tumore della prostata, che è il tumore più frequente nel maschio nei Paesi occidentali». Attualmente, alla Casa di Cura Toniolo è in uso la quarta generazione del robot Da Vinci, una versione tecnologicamente avanzata e più leggera rispetto ai modelli più recenti, che consente un’installazione più agevole nelle sale operatorie esistenti. «Si tratta di una macchina utilizzabile senza dover fare adeguamenti delle sale operatorie», sottolinea Concetti, specificando che anche la quinta generazione, pur con alcune differenze nella struttura dei bracci, presenta una consolle di comando sostanzialmente identica. Il robot Da Vinci ha trasformato radicalmente l’approccio chirurgico al tumore alla prostata, rendendo gli interventi più precisi, meno invasivi e con migliori risultati funzionali. «Quando ho iniziato la mia esperienza chirurgica, l'intervento di prostatectomia radicale era quasi eroico, con perdite di sangue e risultati funzionali piuttosto drammatici - ricorda Concetti -. Il grande passo avanti non è stato tanto con la laparoscopia, ma proprio con l'introduzione del robot Da Vinci». I bracci articolati del robot offrono una mobilità superiore persino a quella del polso umano, permettendo di operare con precisione in aree anatomiche particolarmente strette. A questo si aggiungono la visione ingrandita fino a dieci volte dell’area chirurgica e l’eliminazione del tremore fisiologico della mano. «Tutto ciò consente di fare un intervento più preciso, che permette di preservare al meglio quelle strutture che poi garantiranno dei migliori risultati funzionali», spiega il chirurgo. L’efficacia della tecnologia robotica ha portato alla sua applicazione anche in altri ambiti dell’urologia, come la chirurgia del rene. Negli anni, infatti, la diagnostica per immagini si è affinata al punto da permettere l’individuazione di tumori renali in fase iniziale. «Mentre una volta il tumore del rene significava automaticamente nefrectomia, oggi la chirurgia robotica consente di intervenire in modo più mirato, preservando il rene quando possibile», conclude il Dottor Concetti.
