L’economia entra nel mondo dell’arte, per difenderla e preservarla da mille pericoli. È quanto sta facendo, con successo, la Makros, impresa con sede a Ferrara, capace di dare vita a centinaia di progetti, attuati in tutta Italia e in altre parti del mondo. Titolare e amministratore delegato di questa significativa realtà è Massimo Luise.
Cosa produce Makros?
"Realizziamo sistemi di archiviazione che conservano nella maniera più appropriata beni culturali a cominciare da libri, spesso antichi e preziosi, che vengono difesi da agenti pericolosi come acqua e fuoco e da agenti patogeni come le muffe".
Tutto passa attraverso i vostri brevetti…
"Sì, siamo partiti nel 2011 con un brevetto dedicato alla protezione dal fuoco; avevamo progettato armadi dotati di un guscio protettivo: un impianto che ha resistito a mille gradi per oltre un’ora mentre all’interno la temperatura raggiungeva un massimo di 78 gradi. Comprendemmo subito che quella era la strada giusta".
C’è un numero che spiega molte cose…
"E’ il 150: con il marchio Blockfire (il nome del brevetto), solo in Italia, sono 150 i chilometri di fornitura prodotta".
I brevetti hanno dato vita ai progetti.
"Solo l’anno scorso sono stati 228".
Ci faccia qualche esempio.
"I committenti, lavorando su bandi, sono perlopiù istituzioni: tribunali, biblioteche, banche, musei, istituti previdenziali ed ecclesiasti. In Emilia-Romagna abbiamo effettuato interventi presso la Corte d’Appello di Bologna, il Campus di Cesena dell’Università di Bologna, l’ateneo di Ferrara, il Comune di Ravenna, BPER di Modena. Ancora per Ferrara abbiamo realizzato manufatti per Provincia, Università e Comune, compreso il recente intervento all’archivio di deposito di Piazza Municipale. Abbiamo operato nell’Istituto di Scienza a Brera e al Politecnico di Milano, al Museo d’Arte Internazionale di Bordeaux, al Museo Art & Sculpture e l’Ethnography Museum di Ankara, all’Università Minar Sinan di Istanbul (27 chilometri di archivi)".
Ci parli dei vostri professionisti.
"I nostri collaboratori operano in tre settori: il gruppo che da Ferrara sovrintende ai progetti, gli addetti alle produzioni, il Comitato tecnico scientifico composto da esperti, biologi, matematici, docenti universitari".
Il fatturato (quasi tre milioni l’anno scorso, 10 il gruppo, 60% Italia e 40% estero) è triplicato in pochissimo tempo. Perché?
"Penso che il successo sia dovuto alla visione globale che ha saputo avere l’azienda. Il 70% degli utili è destinato a ricerca e sviluppo che quindi ha consentito una produzione innervata da tecnologie all’avanguardia. Nel contempo ci siamo rivolti a eccellenze in campo commerciale; il tutto con un occhio alla comunicazione".