ALBERTO LAZZARINI
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Bonora sui motori della crescita

Premio Mascagni Ferrara, Fatturato boom per l’azienda di Cento. "La carta vincente? Il servizio personalizzato"

Diego Bonora è il ceo della Motori Bonora di Cento.

CENTO (Ferrara)

Il motore elettrico non è una moda di questi anni votati (pare) all’ecologia. La Motori Bonora, infatti, lo produce da… due generazioni, cioè da quando Giorgio Bonora, all’indomani della guerra, comprese che questo propulsore era quello giusto, oltre che conveniente, per un numero incredibile di macchine. Oggi l’azienda (sede alla periferia di Cento, nel Ferrarese) non solo consolida una posizione di mercato acquisita da decenni ma va ben oltre e mette e a segno una decisa quanto giustificata crescita. Il merito è naturalmente della forte e motivata squadra guidata da Diego Bonora, titolare e ceo di questa storica realtà produttiva che registra più di dieci milioni di fatturato (il 40% grazie all’export, Germania in testa) con uno straordinario + 50% sull’anno scorso, e ha 40 dipendenti. Diego, laurea in Economia, è il figlio del fondatore e ha rilevato l’azienda all’inizio degli anni ’90.

Dottor Bonora, quali sono i settori di utilizzo dei vostri prodotti?

"I nostri clienti sono costruttori di macchine di vari comparti industriali, alimentare e zootecnico; i nostri motori vanno accoppiati a macchine utensili, trattamento aria, acqua, a lavorazioni del vetro o di trasmissione di potenza".

La concorrenza è tanta, anche internazionale, ma voi avete trovato la formula giusta.

"La specializzazione, il prodotto e il servizio personalizzato. Il tutto fin dalla progettazione. Per rimanere sul mercato siamo stati spinti dalla concorrenza dei Paesi orientali a spostarci su produzioni personalizzate, a maggiore valore aggiunto e con un rapporto di partnership con i fornitori. Stiamo investendo sia in macchinari che in competenze con i nostri collaboratori. Quando ha compreso che si doveva cambiare?

"All’inizio degli anni 2000; ci siamo orientati verso i motori asincroni speciali con un alto valore aggiunto. La produzione, nel nostro originario settore, si era infatti trasferita in Cina. Molti nostri colleghi si sono riconvertiti in importatori e distributori".

Anche il processo di lavorazione ha subito una sorta di rivoluzione.

"È vero. Quando sono subentrato a mio padre ho iniziato a dismettere alcune lavorazioni, mentre altre le ho affidate a ditte specializzate tutte italiane; oggi posso dire che sono dei veri partner. Sul risultato positivo incide fortemente anche l’affidabilità delle consegne".

La previsione sul 2022?

"La nostra è sempre stata un’azienda ben capitalizzata. Dovremmo continuare a crescere, anche se registriamo forti criticità dovute ai costi delle materie prime e alla loro reperibilità. Sullo sfondo ci sono, naturalmente, anche le incertezze dovute alla pandemia. Proseguiremo negli investimenti: un milione in due anni per l’acquisto di macchinari legati all’industria 4.0".